sabato 25 febbraio 2012

La libbra di carne



La maggioranza composta da ex comunisti, clerico fascisti e berlusconiani, è ben disposta a rinnegare i diritti di chi lavora perché “Prima di tutto viene l’Italia”. Nel patriottismo trova l'estremo rifugio ogni atto di brigantaggio del governo. Un tempo il destino dell’Italia era affidato all’acciaio delle baionette, ora è dato in accomandita a una manica di lividi tecnocrati per ridisegnare la realtà sociale così come l’hanno teorizzata degli squilibrati nei loro libri. E perciò ci si rivolge ai privilegi di salariati e pensionati, inscenando l’ammuina tra Cortina e Courmayeur per far sentire al povero asino che la frusta schiocca anche per i ricchi gaudenti. L’accolita di tristi anonimi, il proconsole e i suoi pretoriani, chiamati a dirigere il gioco sporco, si dichiara perfino incredula che fosse così facile, trovandoci così docili, e tutto filasse “nella direzione giusta”.  

Ci furono epoche nelle quali, lo ricordiamo con raccapriccio, il debitore diventava lo schiavo del creditore. Oggi siamo ridotti a essere schiavi collettivi di creditori occulti, senza volto. Le classi dirigenti, attraverso i partiti, ossia associazioni private che si spartiscono il potere politico e il denaro raccolto con le tasse, e l’uso della propaganda mediatica, ci hanno illuso per decenni che questo sistema economico e sociale garantiva meglio di ogni altro, in cambio del nostro lavoro e della nostra obbedienza, un certo livello di benessere e sviluppo in una relativa libertà. Ora le stesse classi dirigenti, lo stesso troiaio politico, il medesimo mulino mediatico, ci raccontano che si è andati troppo oltre con i diritti minimi e perfino con la speranza. Nulla è più sicuro, tranne l’incertezza, e si raccomanda di tenere sempre pronta una valigia per imbarcarci in una qualche avventura che ci porti al largo da noi stessi.

Coloro che eseguono la riscossione in nome e per conto delle divinità del mercato, ossia dei padroni delle cose e delle nostre vite, ci assicurano che il taglio della nostra libra di carne è reso necessario per evitarci la morte, così come un tempo erano necessarie le stragi per non cadere nelle grinfie dell’orso. Questo strazio accompagna le nostre giornate e il dubbio che ci rende inerti è sempre quello antico e ricattatorio, amletico, ossia se sia meglio sopportare il taglio quotidiano di un pezzettino della nostra carne e di quella dei nostri figli, oppure decidersi e cominciare a staccare, per dovere d’umanità, le teste dei nostri mendaci aguzzini. E nell’attesa di decidere se saldare il conto o di continuare a essere presi a schiaffi con irrisione, nella paura della punizione e nel torpore alterno all’ansia, dormiamo e sogniamo convinti e quasi rassicurati che potrebbe andarci pure peggio.

10 commenti:

  1. Profilo perfetto dell'indole italica. In pochi avevano intuito che dall'arrivo di Monti le cose in Italia sarebbero andate sempre peggio. Nessuno avrebbe però mai immaginato l'inerzia della popolazione come ad una piattaforma liscia e levigata, sulla quale si poteva agire indisturbati con ogni mezzo, con annesse offese ,calunnie e ingiurie verso la stessa.
    I media hanno trovato finalmente la "pace" per servire al meglio le esigenze del padrone, i toni sono pacati, non più aggressivi, convincenti al "meglio per il Paese". Persino la pubblicità è cambiata. Cittadini felici catapultati nel paese delle meraviglie, "compra un farmaco e regalalo a chi non può permettersi di pagarlo. Ti sentirai subito meglio"... e l'aria angelica della "benefattrice" apre orizzonti paradisiaci mai assaporati prima... Ma la sanità italiana non è un diritto garantito a tutti? Non più, ma nessuno se ne è accorto! Siamo nel girone del "paradiso perduto e ritrovato", non si può pretendere di più!!

    Buona Giornata.

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  2. Si, le cose stanno così. Amaramente. Ma il dubbio se "continuare ad essere pressi a schiaffi con irrisione" o rassicurarsi nella paura di una sempre possibile futura condizione peggiore, non ha ragione di sussistere. Qualsiasi non vana ribellione ha la necessità della coscienza comune ed il ribellarsi vuole la percezione del nostro io in relazione agli altri. Per rompere un equilibro statico è necessario, paradossalmente, un equilibrio dinamico. Non serve l'invettiva liberatoria o la tragica azione esemplare. Sarebbe necessario, a mio modo di vedere, un capillare lavoro sociale per la formazione di strutture d'alternanza. Una originale organizzazione politica rinnovata, nelle persone e nelle modalità operative, non condizionata dagli attuali schemi di potere economici e mediatici, capace di emancipare ed emanciparsi. Elaborare analisi originali ed innovative strategie politiche, catalizzare consenso nella consapevolezza della propria condizione comune. Essere capace di proporre eventuali azioni concrete, partendo anche dai nuovi mezzi comunicativi come questo spazio. I rapporti di forza attuali non consentono sogni. La storica dialettica tra prudente attendismo ed ardimentoso avventurismo, mi sembra in tale modo, possa avere una possibile risposta. Ma questa, mi rendo conto, non appare del tutto nuova.
    Conscrit

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  3. Sono del tutto d'accordo, con quanto scritto da...Conscrit.

    Saluti da Luigi

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  4. Metti il bottone per iscriversi al tuo blog... Io vorrei farlo. A presto.

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  5. @ nazionalpopolare70: a parte quelli sui vestiti, non ho pratica di bottoni perciò chiederò lumi al mio esperto casalingo

    ci sono 15 lettori fissi, loro come hanno fatto?

    a presto, allora

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  6. nella destra ho inserito il "bottone", per l'ago e il filo arrangiati

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  7. Salve, felicitazioni per il blog nuovamente........per coloro che vogliono iscriversi basta cliccare su "seguire" mettere la propria mail ed è fatto.

    Saluti

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  8. Ti ho messo nei preferiti, famo prima...

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