lunedì 27 febbraio 2012

La geometrica distruzione creatrice schumpeteriana



Una breve riflessione sui suicidi di operai e piccoli imprenditori di cui solo a volte viene data notizia e l’individuazione delle responsabilità sociali e individuali che generano tale stato di cose.

Sergio Marchionne, nella sua intervista al Corriere, dice due cose obiettive dal punto di vista di un capitalista: 1) c’è troppa capacità produttiva in Europa rispetto alla possibilità di consumo; 2) gli schiavi non sono abbastanza remissivi alle esigenze del capitale sul fronte della competizione internazionale. Anche le considerazioni di Mario Draghi sulla fine dello stato sociale non devono essere intese solo nel senso della riduzione del debito statale, così come le politiche di rigore e di riforma del governo Mario Monti non vanno solo nella direzione della riduzione del debito pubblico. Nella visione strategica d’insieme si tratta soprattutto di dare risposta alle richieste del capitale: le forze economiche chiedono un cambiamento radicale dei rapporti sociali, ossia di avere tutta la libertà possibile per massimizzare la valorizzazione del capitale, altrimenti scelgono altre strade.

La forza-lavoro costretta a vendersi ogni giorno non è altro che una merce come qualsiasi altro articolo di commercio, esposta a tutte le vicende della concorrenza e ai capricci del mercato. Se il prezzo di una merce è uguale al suo costo di produzione (*), ciò vale anche per la forza-lavoro. La manodopera italiana, l’abbiamo visto con i dati recenti, è già tra quelle a più buon mercato d’Europa. Comprimere ulteriormente il suo costo si può e si sta facendo, ma soprattutto si punta ad aumentarne il grado di sfruttamento. E c’è un modo classico per ottenere questi risultati: diminuire la domanda di lavoro ovvero aumentare la sua offerta con una maggiore concorrenza tra gli schiavi e abbassando i livelli di previdenza e di sostegno (alias pensioni e ammortizzatori sociali), nonché le tutele (art. 18). Creare uno stato generale di disagio e di emergenza sociale, acuire lo stato di bisogno, puntare sulla povertà di massa è il reale disegno messo in atto con determinazione dal grande capitale e dai suoi agenti politici.

Perciò, certe frasi governative (p. es. “la distruzione creatrice schumpeteriana”) credo che se lette in tal senso e non solo riferite al contenimento del deficit e all’abbassamento del debito, guadagnino in comprensione. Sulla tendenza alla progressiva proletarizzazione il solito Marx scriveva oltre 160anni or sono:

Quelli che fino a questo momento erano i piccoli ordini medi, cioè i piccoli industriali, i piccoli commercianti e coloro che vivevano di piccole rendite, gli artigiani e i contadini, tutte queste classi precipitano nel proletariato, in parte per il fatto che il loro piccolo capitale non è sufficiente per l'esercizio della grande industria e soccombe nella concorrenza con i capitalisti più forti, in parte per il fatto che la loro abilità viene svalutata da nuovi sistemi di produzione. Così il proletariato si recluta in tutte le classi della popolazione.


(*) Non entro nel merito della trasformazione dei valori in prezzi, per carità.

2 commenti:

  1. Cara Olympe, riflettevo sul significato di questa frase di Marx (a proposito, il brano da quale opera è estrapolato?): "Così il proletariato si recluta in tutte le classi della popolazione".

    Non sono sicuro di aver capito bene, ma la butto li lo stesso. Il proletariato si recluta in tutte le classi della popolazione, significa forse, che tutte le classi della popolazione, diventano proletariato? cioè, ad esempio, un ingegnere che magari lavora in un call center, si è proletarizzato?. Oppure, un grande artigiano, 30anni fa aveva, (il suo artigianato), un suo specifico peso, ora, la sua abilità viene svalutata da nuovi sistemi di produzione, e quindi è diventato un proletario?.
    Le cose, stanno cosi?

    Notte!

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  2. la frase è nel primo cap. de Il Manifesto

    la classe sociale di appartenenza non dipende tanto dal reddito quanto dalla propria posizione nell'ambito della divisione sociale del lavoro

    un carrettiere che va a fare il papa non è più un proletario e un salariato per quanto le sue maniere possano restare quelle di un carrettiere che parla latino

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