domenica 8 gennaio 2012

Tornerà di moda il marxismo?



Quante persone possono dire di aver letto e di condividere Il discorso sul metodo, L’origine delle specie o La teoria generale della relatività? Eppure tali teorie scientifiche, almeno nei loro lineamenti spicci e grossolani, trovano un largo seguito mentre il marxismo è oggi una corrente di pensiero marginale, snobbato dai movimenti che si dichiarano antagonisti, come per esempio quello piccolo-borghese con venature reazionarie noto col nome di “indignati”.

Il marxismo (*), al pari delle altre teorie scientifiche citate, e cioè inteso nella sua componente strettamente teorico-scientifica, non ha mai avuto largo seguito, sebbene esso sia stato, invece, nelle forme ideologiche declinate e vissute di un progetto alternativo di società, cioè sotto il nome e le bandiere del socialismo e del comunismo, un successo storico senza precedenti e insuperato (**).

Il senso comune è pervaso dall’idea, non neutrale, che Marx si sia occupato prevalentemente di delineare nei suoi scritti “la società comunista” perfino nei dettagli e che essa abbia avuto sostanziale compimento nei sistemi “realizzati” del socialismo e del comunismo novecentesco. Una fola, ma dalla quale tuttavia deriva che Marx e il marxismo (***) scontano, presso l’opinione maggioritaria, le vicende di quelle esperienze, oltretutto travisate dalla diuturna propaganda diffamatoria delle forze della reazione borghese. Ciò che il marxismo a livello globale ha perso è stata quindi la lotta per l’interpretazione e il senso da dare a quelle esperienze novecentesche, arrivando ad accettarne la demonizzazione tout court, senza valutarne i molti limiti (errori ed orrori) ma anche gli elementi di positività (e questo un discorso che vale per tutte le formazioni sociali).

A questa sconfitta storica non si può porre rimedio semplicemente “ritornando a Marx”, soprattutto se tale iniziativa è in mano a elementi di chiara matrice reazionaria. Che si tratti invece di costruire un nuovo paradigma politico dell’alternativa e della trasformazione, mi pare evidente. I più pessimisti non vedono nulla di tutto ciò all’orizzonte, mentre i marxisti sono altresì consapevoli che le spinte oggettive avranno la meglio su quelle soggettive oggi rappresentate da movimenti carenti sul piano sia teorico che organizzativo, soprattutto sprovvisti di un progetto che non sia quello della riforma del capitalismo o di un ritorno “alle origini”, cioè alla miseria per (quasi) tutti.

Temi quali il lavoro, l’abitazione, l’istruzione, la sanità e la previdenza, la sostenibilità e la pace, stanno tornando prepotentemente al centro degli interessi del proletariato e delle classi medie metropolitane, mentre sempre più chiara si manifesta la consapevolezza che l’interesse dei padroni del mondo e dei loro apologeti non è quello di «creare benessere, libertà ed eguaglianza (morale e di opportunità)».

Il golpe monetario e la crisi del welfare, come ho scritto altre volte, saranno decisivi. Fuori dal marxismo ci aspetta solo una nuova e più tragica epoca di sconfitte, come stanno dimostrando le rivolte nei paesi del Nord Africa. Quindi il punto vero da chiarire è che cosa si vuole, e nel caso non dovesse più piacere il nome di comunismo, allora possiamo chiamarlo …..


(*) Marx si è avvalso del metodo scientifico per svelare le leggi che regolano il mondo sociale? Sicuramente, ma il metodo scientifico di cui si è avvalso non esisteva prima, si tratta di un nuovo paradigma scientifico “inventato” da Marx, il materialismo storico dialettico, “si tratta di un paradigma – come scrive Luigi Cavallaro in un articolo di fine dicembre pubblicato su il manifesto – che necessita di non pochi rimaneggiamenti di certe ipotesi ausiliari, [ma] il suo nucleo è infatti l'unico che ad oggi può garantire che un discorso sulla natura e vitalità delle nostre relazioni sociali possa essere affrontato mettendo davvero al bando tutti gli antropocentrismi, antropomorfismi e finalismi che ancora infestano tutti gli approcci conoscitivi ispirati a quell'individualismo metodologico che, dopo essersi affermato nella teoria economica neoclassica, è dilagato fino a colonizzare le più disparate branche della scienza.

(**) Il Capitale, per la critica dell’economia politica è stato, nella sua epoca, l’opera marxiana più citata ma meno venduta e letta (eccetto le riduzioni e i sunti, pubblicati anche in Italia). Quanto al darwinismo, esso ha sempre goduto di uno statuto speciale in quanto su di esso si basa gran parte della critica antireligiosa, aspetto questo non trascurabile del suo successo. Con la La teoria generale della relatività invece si è puntato sull’immaginario … cinematografico che come elemento di affermazione di uno stereotipo non è male.

(***) Sulla famose frase marxiana, “ce qu’il y a de certain c’est que moi, je ne suis pas marxiste”,  vedi Qui.

11 commenti:

  1. Mai come adesso abbiamo bisogno di Marxsismo magari tenendo conto degli errori fatti in passato.Solo il marxsismo tiene a bada il capitalismo più bieco l'unico movimento che tutela il popolo e non mi venite a dire stronzate varie, si è visto dalla caduta del muro di Berlino come hanno scemato i diritti dei lavoratori conquistati con sangue e sacrifici frapoco saremmo da capo come nell'ottocento ..!

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  2. chiamarlo...? come chiamarlo? la prego risponda.
    Grazie.

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  3. ho scritto: nel caso non dovesse più piacere

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  4. Ottimo post, come sempre. Però mi permetto un appunto: io seguo da vicino il movimento degli "indignati", specialmente in Italia, e le posso assicurare che, per quanto effettivamente le componenti maggioritarie siano piccolo borghesi (tranne a Oakland dove le componenti sono per lo più operaie), stanno nascendo critiche radicali al sistema e Marx non viene più visto come un barboso signore ottocentesco iniziatore di movimenti fallimentari e da dimenticare sugli scaffali. Qualcosa, insomma, si sta muovendo :)

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  5. Mi sono spesso accorto che tanti, pur non partendo assolutamente da Marx, e pur dichiarandosi distanti dal comunismo, auspichino, in pratica, la fine della proprietà privata dei mezzi di produzione, alternativamente in un settore o in un altro (acqua, banche, etc). Un magma che si condensa nelle tematiche dei beni comuni, della salvaguardia della natura, nell'aspirazione alle civic company, in alcune pratiche alternative alla distribuzione privata come i gruppi di acquisto,
    nelle pratiche di condomini condivisi, nei programmi open source, etc.

    E questa mi sembra un ulteriore conferma della grandezza di Marx, in linea con quanto Lei sottolinea che "le spinte oggettive avranno la meglio su quelle soggettive".

    Per questo concordo con Lei che potranno anche chiamarlo marzapane, basta che ci si arrivi.
    Il nostro problema è invece quello di trovare una pratica corretta di rapporto con questo magma, che non crei divisioni ma unisca le forze. La vecchia parola egemonia è veramente da ripensare in una chiave meno coloniale e più condivisibile.E il centralismo democratico e la democrazia e il partito?

    D'altronde, il rovescio della medaglia di chiamarlo anche marzapane, basta che si possa mangiarlo presto, è costituito dal retaggio storico, in cui tanti, che, pur correttamente, lo chiamavano comunismo, e si consideravano gli unici esegeti autorizzati di Marx, l'hanno usato per "le peggio cose".

    Una parte del problema è antico: l'abisso tra la parola trasmessa oralmente e la parola scritta, la voragine tra Socrate e Platone.

    La lettura marxista è che lo sviluppo delle contraddizioni del capitalismo non era ancora arrivato al punto di svolta decisivo tra barbarie o socialismo.

    Un' altra parte del problema è un'abitudine inveterata che fa sbagliar strada: trasformare la conoscenza e l'esegesi dei testi sacri in un formidabile strumento al servizio dei propri malsani egocentrismi.

    Per fortuna il sano antidoto di tornare puntualmente alle fonti, e diffondere i saperi senza chiedere controparti è da Lei ben conosciuto e praticato.

    E...io ne approfitto:

    il mio Capitale è nell'edizione Editori Riuniti e inizio a sospettare, anche da alcune citazioni da Lei riportate, che la traduzione forse sia troppo legnosa e costringa a sforzi notevoli lasciando dubbi interpretativi.
    Sono io che non voglio accettare i limiti del mio comprendonio, o quella di Einaudi è migliore?

    au revoir

    gianni

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  6. sì, mauro, qualcosa si muove, ma io mi riferisco a notizie come questa:

    "A Zuccotti Park fin dall'inizio sono stati rimossi i cartelli con i simboli anarchici e comunisti. Sembra che oggi ci sia non solo voglia di rimuovere i vecchi concetti di organizzazione e leadership, quello che nella prassi chiamavamo "partito" e "avanguardia", ma anche ogni riferimento alla divisione in classi. Il simbolo"Siamo il 99%" è molto potente e più unificante di falce e martello, ma è indubbiamente interclassista".

    ciao

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  7. In Germania la vendita di Das Capital è triplicato.

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  8. @ gianni:

    ho scrittoun post che a rileggerlo oggi non mi soddisfa per nulla, ma credo che contenga un minimo di riflessione che si può condividere:
    http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/06/un-post-lungo-palloso-su-alcune-cosucce.html

    l'edizione degli editori riuniti va bene, l'unica edizione ch si discosti da questa e da quella dell'einaudi è la traduzione del I libro della Utet (nelle varie edizioni) che, secondo me, è assai discutbile. Purtroppo la MEOC non ha pubblicato i volumi relativi al capitale ma solo i grundrisse.

    sull'argomento c'è un ottimo fascicolo della collana "sapere critico", del 2002, a cura di alessandro mazzone, dal titolo Mega2: marx ritrovato: il link è questo:
    http://marxdialecticalstudies.jimdo.com/books-on-marx/marx-ritrovato-a-cura-di-a-mazzone/

    saluti

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  9. Il post non è per niente lungo e palloso, ma come al solito molto accurato nel riportare le questioni, in modo chiaro e documentato, alla loro essenza.

    Forse, la condivisione allargata ai comunisti inconsapevoli, indispensabile per mantenere un fronte largo di opposizione, e quindi di reali possibilità di cambiamento, passa in alcune notazioni fatte in

    LA REALTA' NON E' MAI COME SEMBRA
    http://laclasseoperaia.blogspot.com/2012/01/la-realta-non-e-mai-come-sembra.html

    "Non basta appropriarsi dei mezzi produttivi, né rovesciare il quadro dei rapporti di forza vigenti, ma occorre rivoluzionare il modo di organizzare e gestire la produzione stessa. Le aziende capitaliste sono nate per ricavare profitti privati, non per soddisfare le istanze vitali delle persone. E’ la loro natura intrinseca ad essere viziata. Perciò, bisogna riconvertire le imprese alla produzione di beni di prima necessità, cosicché il valore d’uso recuperi il suo antico primato sul valore di scambio, e l’autoconsumo delle unità produttive locali, politicamente autogestite in termini di democrazia diretta, si imponga sulle false esigenze consumistiche indotte dal mercato, evitando di subordinare i bisogni umani alle aride e spietate leggi del profitto."
    Lucio Garofalo

    Anche se l'articolo ha questa chiusa di sapore forse un po' troppo riduttivamente autarchico, segnala un passaggio in cui necessariamente entra in discussione anche la divisione del lavoro:

    la necessità, evidente anche ai nostri inconsapevoli, di riconvertire la produzione alla priorità dei valori d'uso.

    Discutere sui valori d'uso non può, in effetti, essere altro che discutere di qualità della vita, di cui consumi e lavoro sono parametri base.

    Grazie per i dettagli sulle traduzioni: poichè Editori Riuniti va bene, vuol dire che il difetto è nel manico e quindi mi rassegno al mio essere zuccone. Studierò di più e, nel caso non basti ancora...Le farò molte domande...

    gianni


    0 commenti

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  10. Sono molto d'accordo sul taglio dell'articolo, in particolare
    sulla similitudine fra "Il capitale", "L’origine delle specie" e "La teoria generale della relatività".

    Tuttavia il resto del pezzo mi rimane confuso, e non seguo piú
    la sua autrice quando scrive che il marxismo è stato " ... invece, nelle forme ideologiche declinate e vissute di un progetto alternativo di società, cioè sotto il nome e le bandiere del socialismo e del comunismo, un successo storico senza precedenti e insuperato."

    Io del Novecento ricordo una sola rivoluzione momentaneamente vittoriosa, quella bolscevica del 1917. Non divenne una rivoluzione europea e fu sconfitta, lasciando spazio all'inganno e alla tragedia del capitalismo di stato russo.
    Senza polemica, e per spirito di chiarezza:
    di quale "successo storico insuperato" stiamo allora parlando?

    Giovanni

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  11. caro Giovanni, non è forse vero che per almeno un secolo gli ideali socialisti e comunisti sono stati declinati e vissuti da molta parte dell'umanità come un progetto alternativo di società e hanno rappresentato nel loro insieme e per la loro portata un successo storico di adesione e riconoscimento molto importante? il capitalismo di stato russo, come lei lo chiama, non fu solo inganno e tragedia anche se queste, dato il quadro geopolitico e le condizioni materiali nelle quali ebbe origine, ebbero indubbiamente larga parte

    grazie per l'attenzione e per l'osservazione che mi dà modo di precisare
    saluti

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