martedì 24 gennaio 2012

"Roba vera"


L’Economist, noto giornale bolscevico, ci racconta che in Cina, paese che ha visto il proprio pil nel corso degli ultimi 30 anni avanzare a un ritmo del 9,5% l'anno e il commercio internazionale balzare del 18% in termini di volumi, "lo stato è il principale azionista nelle principali 150 aziende del paese" (l'80% del valore del mercato azionario) e condiziona anche il mercato "pilotando la propria moneta, dirottando fondi in quei settori che vengono favoriti e lavorando strettamente con altre società cinesi che operano all'estero".


Si dirà: cinesi! E però lo stato russo controlla il 62% del valore del suo mercato azionario e quello brasiliano il 38%. L’Arabia Saudita, tanto per citare un altro esempio, può contare, tra l’altro, sulla Saudi Basic Industries Corporation, uno dei colossi chimici più redditizi al mondo. Per non parlare dell’Australia, l’India, il Canda, il Venezuela, il Messico e gli stessi Stati Uniti.

In Italia invece si liberalizza, si privatizza e si delocalizzano anche le barzellette. Di quelle che non fanno ridere, com’è noto. Stavolta è il turno di Mario Monti che racconta quella di uno studio del 2009 della Banca d’Italia:

"Come quantificazioni" dell'impatto delle liberalizzazioni sul Pil, ha spiegato nel corso della conferenza stampa a Bruxelles che ha seguito l'Ecofin, "quella che ho trovato più interessante e meglio argomentata dal punto di vista dell'analisi economica è uno studio della Banca d'Italia del 2009 […]. Secondo il documento di via Nazionale "nel settore dei servizi abbiamo un margine di profitto che è sensibilmente superiore a quello che si registra nel settore manifatturiero e, se il mark-up [*] nel settore dei servizi fosse abbassato al livello medio che caratterizza la zona euro, questo determinerebbe un aumento nel lungo periodo del Pil dell'11% e di questo metà avrebbe luogo nei primi tre anni". Su tutto questo, ha sottolineato, "è difficilissimo fare previsioni quantitative, ma ci dà l'idea che c’è roba vera".


Talmente vera che dal 2009 a oggi sappiamo com’è andata. Ma predisponiamoci all’abbassamento del mark-up nel settore dei servizi: ebbene da qui al 2014 dovremmo avere – secondo Monti e grazie alle liberalizzazioni – un aumento del Pil del 5-6 per cento, pari a circa 75 miliardi (un punto di Pil equivale circa 15 miliardi), cioè 25 miliardi l’anno.

Ma arriva subito la smentita: «L'Italia riuscirà a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, eppure nel prossimo biennio il nostro debito continuerà a crescere. E' quanto prevede lo stesso Fondo Monetario Internazionale nell'aggiornamento al suo World Economic Outlook. Nel dettaglio, il deficit pubblico italiano scenderà quest'anno allo 0,8% del Pil, per annullarsi nel 2013. Il Pil invece scenderà del 2,2% nel 2012 e dello 0,6% l'anno prossimo».

[*] Il mark up – secondo gli economisti borghesi – è il margine che intercorre tra il costo di produzione di una merce o di fornitura di un servizio e l'effettivo prezzo vendita o di realizzazione. Monti intende quindi che liberalizzando i servizi si realizzeranno margini di profitto dell’ordine di decine di miliardi l’anno.

4 commenti:

  1. Il problema è sempre lo stesso: la caduta tendenziale del saggio del profitto. I cinesi, i russi, i brasiliani... Hanno manodopera a bassissimo costo e mezzi tecnologici del 2012 e possono permettersi tutto questo. Noi potevamo permettercelo 40/50 anni fa, quando sfruttavamo la manodopera autoctona a basso costo del Sud. Ma oggigiorno, con le nascite in calo, gli immigrati che invece di essere accolti a braccia aperte e integrati vengono sbeffeggiati e umiliati da gente come Bossi (e non solo)... Non abbiamo scampo.

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  2. Per non parlare della nostra cronica insufficienza energetica...

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  3. dev'essere tremendamente noioso scrivere sempre di 'ste robe...rilassati, ogni tanto, ok?
    ciao
    Alisier

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  4. Se è una provocazione

    si potrebbe rispondere che:
    nessuno la obbliga a frequentare queste pagine.

    Se è un consiglio sincero

    si potrebbe dire che:
    saremmo tutti felici di occuparci d'altro,
    ma viviamo in tempi in cui i presupposti materiali e sociali
    per poter aspirare alla felicità sono negati ai più proprio attraverso "robe tremendamente noiose".

    Oppure il suo commento prelude a qualche proposta intelligente che ci strabilierà?

    gianni

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