martedì 17 gennaio 2012

Cina / 5


In riferimento al memorandum di Crowe, Kissinger osserva che “già nel 1907 non vi era più alcuno spazio per la diplomazia”. L’ex segretario di stato parte da una premessa che è bene riportare integralmente:

Un ordine internazionale è relativamente stabile se il grado di rassicurazione di cui hanno bisogno i suoi membri è ottenibile attraverso la diplomazia. Quando la diplomazia non funziona più, le relazioni si concentrano sempre più sulla strategia militare, prima sotto forma di corsa agli armamenti poi di manovra per ottenere un vantaggio strategico anche a costo di uno scontro, e infine di una vera e propria guerra.

In altri termini K. non fa che ripetere che la guerra non è altro che la prosecuzione della politica con altri mezzi. Nel caso della politica mondiale, osserva K., in quell’epoca essa è ridotta ad una faccenda europea e cioè, fondamentalmente, alla contesa tra la Germania e l’Inghilterra per il dominio. Ciò non è affatto vero in assoluto, perché già dalla fine dell’Ottocento si registra l’ascesa degli Stati Uniti e del Giappone come potenze extraeuropee e, come si vedrà poi, esse saranno decisive per la rottura del vecchio ordine mondiale. Tuttavia questa riduzione ad un unicum europeo delle relazioni internazionali serve a K. per sostenere la propria tesi che come vedremo spinge fino a ipotizzare un’alleanza di fatto e d’interesse tra Stati Uniti e Cina.

Di grande interesse è la considerazione svolta da K. a proposito della situazione europea e del memorandum, e anche in tal caso viene sfruttata da K.  in prospettiva politica nel delineare i futuri auspicabili rapporti sino-americani. Scrive al riguardo: «L’analisi di Crowe, che considera gli affari internazionali un’inevitabile lotta per la superiorità strategica, non è mutuata solo dagli [attuali] strateghi di Washington. I “trionfalisti” cinesi fanno ragionamenti pressoché identici».
                                                                                                                                                                                              
Poi osserva: «Il lettore del memorandum Crowe non potrà fare a meno di notare che gli esempi specifici di mutua ostilità menzionati erano  relativamente banali rispetto alle conclusioni che Crowe traeva: episodi di rivalità coloniale in Africa meridionale, dispute sulla condotta di pubblici funzionari. […] Gli avvenimenti si erano trasformati in simboli e i simboli generavano la loro forza propulsiva».

Ciò che K. non dice sono le vere ragioni che stavano alla base della “mutua ostilità”, e nemmeno Crowe poteva brandirle sia pure in un memorandum segreto e peraltro nel linguaggio mistificante dell’ideologia borghese. Il controllo del mercato mondiale, l’investimento nelle zone coloniale, rappresentava un’occasione d’investimento in aree in cui era facile assicurarsi il monopolio, dove approvvigionarsi di materie prime, dove esportare le proprie eccedenze e dove il lavoro è assai più a buon mercato. In particolare, allora come oggi, accedere a mercati dove la manodopera è a più buon mercato significa innanzitutto operare contro la tendenza alla caduta del saggio del profitto in patria.

Insomma alla base della “mutua ostilità” non stavano ragioni di principio o singoli episodi di “rivalità coloniale”, bensì le ragioni stesse della contesa imperialistica. Scriveva nel 1916 Lenin a tale riguardo:

«L'età del più recente capitalismo ci dimostra come tra le leghe capitalistiche si formino determinati rapporti sul terreno della spartizione economica del mondo, e, di pari passo con tale fenomeno e in connessione con esso, si formino anche tra le leghe politiche, cioè gli Stati, determinati rapporti sul terreno della spartizione territoriale del mondo, della lotta per le colonie, della "lotta per il territorio economico".

[…] Si domanda: quale altro mezzo esisteva, in regime capitalista, per eliminare la sproporzione tra lo sviluppo delle forze produttive e l'accumulazione di capitale da un lato, e dall'altro la ripartizione delle colonie e "sfere" d'influenza, all'infuori della guerra?».

Rispondi, Henry!

[continua]

1 commento:

  1. Avere, in anni lontani ma ancora vivi, nella propria biblioteca, insieme a vari libri di storia e d'economia, il testo di quel generale prussiano che sosteneva essere la guerra la prosecuzione, con altri mezzi, della politica, poteve costare, come a qualcuno costo',l'accusa di partecipazione morale a banda armata. Altri tempi. Altri rischi.
    Conscrit

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