lunedì 16 gennaio 2012

Cina / 4


Ho iniziato questi post sulla Cina, questi appunti, citando l’ultimo libro di Kissinger, ma del quale non ho ancora detto nulla. Lo consigliavo quale lettura nei licei poiché, scontata l’impostazione ideologica dell’autore (ne farò un accenno), si tratta di un manuale di storia cinese tutt’altro che disprezzabile. K. in particolare offre al lettore dei ritratti di prima mano della leadership cinese che ha conosciuto personalmente: Mao, Zhou Enlai, Deng Xiaoping, Hua Guofeng, Jiang Zemin, ecc..

Breve digressione: tali personaggi, così come delineati da K., non possono non far venire in mente, per contrasto, la leadership di casa nostra, il divario davvero abissale sul piano intellettuale e culturale con quella cinese. Quali sono le opere a carattere scientifico o anche solo letterario che la dirigenza del Partito democratico, tanto per citare, può vantare? I libretti fatui e sgrammaticati di Walter, le articolesse di Massimo, o le battute di Pier Luigi Crozza?

Ciò che impressiona è la chiarissima visione strategica e pragmatica della dirigenza cinese. K. mostra una particolare predilezione, e si può capire, per figure quali quella di Deng (che accoglieva molti principi sociali ed economici americani, p. 399), l’indistruttibile artefice della svolta, o di Jiang Zemin, il quale non rivendicava nessuna priorità dottrinale o filosofica, ma è un vero talento per le lingue e con una conoscenza perfino della musica occidentale. Nel lontano 1967, molto prima di diventare segretario generale (1989-2002), Jiang, durante i festeggiamenti per la Giornata nazionale di Shanghai (mi pare che fosse sindaco), si alzò dalla tribuna d’onore per andare a dirigere un’orchestra sinfonica nell’esecuzione di una vivace versione dell’Internazionale.

Kissinger dà invece un giudizio radicalmente negativo e impietoso del Mao statista:  “Mao distrusse la Cina tradizionale e lasciò le sue macerie come materiale da costruzione per la successiva e definitiva modernizzazione” (p. 290). Il carattere ideologico e di parte di K. si rivela inevitabilmente in questo tipo di giudizi. Egli non ha cura di dire cosa successe esattamente tra il 1912 e il 1949, periodo al quale dedica un paio di paginette molto slavate e reticenti sul ruolo del Giappone e soprattutto degli Stati Uniti.

Sui futuri sviluppi dei rapporti tra Usa e Cina, K. parte da un precedente storico per verificarne l’analogia col presente, ossia il rapporto tra Germania e Inghilterra a cavallo tra il XIX e XX secolo. L’ultimo capitolo infatti s’intitola: La storia si ripete? E ha per sottotitolo: Il Memorandum Crowe (*). Bisogna ricordare che la Germania costituiva a quell’epoca il più potente esercito di terra d’Europa e si avviava, soprattutto, a diventare una temibile potenza marittima. L’autore di questo memorandum, consegnato nel capodanno del 1907 e poi finito sul tavolo del premier Lord Ripon, si chiedeva qual era il vero obiettivo della Germania. Era la naturale evoluzione degli interessi culturali ed economici tedeschi in tutta Europa e nel mondo, un’evoluzione alla quale la diplomazia tedesca stava dando da sempre sostegno? O Berlino cercava piuttosto “la generale egemonia politica e il predominio marittimo”, quindi minacciando l’indipendenza dei suoi vicini e l’egemonia della Gran Bretagna, cosa che per Crowe e chi ne leggeva il memorandum doveva contare assai?

Non importava quale fosse l’obiettivo dichiarato tedesco, qualunque esso fosse la Germania faceva bene a costruire la flotta più potente che si poteva permettere, ma questo fatto di per se stesso, a prescindere dalle attuali intenzioni tedesche, non poteva non sfociare in una competizione aperta e una minaccia oggettiva agli interessi britannici e all’esistenza dell’impero. Più chiaro di così.

La storia si ripeterà? Questo si chiede a p. 462 l’Autore, scrivendo: «È chiaro che se gli Stati Uniti e la Cina entrassero in conflitto strategico, si determinerebbe in Asia una situazione paragonabile a quella dell’Europa prebellica di inizio Novecento, con la formazione di blocchi contrapposti, ciascuno dei quali cercherebbe di indebolire o almeno limitare l’influenza e il raggio d’azione dell’altro».

Nel prossimo post la valutazione di Kissinger di questo precedente storico in rapporto con la situazione odierna tra Usa e Cina.

(*) Either Germany is definitely aiming at a general political hegemony and maritime ascendency, threatening the independence of her neighbours and ultimately the existence of England; Or Germany, free from any such clear-cut ambition, and thinking for the present merely of using her legitimate position and influence as one of the leading Powers in the council of nations, is seeking to promote her foreign commerce, spread the benefits of German culture, extend the scope of her national energies, and create fresh German interests all over the world wherever and whenever a peaceful opportunity offers, leaving it to an uncertain future to decide whether the occurrence of great changes in the world may not some day assign to Germany a larger share of direct political action over regions not now a part of her dominions, without that violation of the established rights of other countries which would be involved in any such action under existing political conditions. In either case Germany would clearly be wise to build as powerful a navy as she can afford. The above alternatives seem to exhaust the possibilities of explaining the given facts. The choice offered is a narrow one, nor easy to make with any close approach to certainty. It will, however, be seen, on reflection, that there is no actual necessity for a British Government to determine definitely which of the two theories of German policy it will’ accept. For it is clear that the second scheme (of semi-independent evolution, not entirely unaided by statecraft) may at any stage merge into the first, or conscious, design scheme. Moreover, if ever the evolution scheme should come to be realized, the position thereby accruing to Germany would obviously constitute as formidable a menace to the rest of the world as would be presented by any deliberate conquest of a similar position by “malice aforethought” (si può scaricare in Pdf digitando: British Documents on the Origins of the War).

1 commento:

  1. Aspetto con ansia le prossime puntate!!
    p.s.: e nel frattempo lo spread risale, alla faccia di Scalfari :D

    RispondiElimina