mercoledì 14 dicembre 2011

L'accordo della vergogna



Siglato l'accordo Fiat. Il sì di Fim, Uilm, Ugl, Fismic e Associazione Quadri a un contratto che riguarda 86mila lavoratori e cambia in modo pesantissimo tutte le regole, in chiave antisindacale. Fuori dalle fabbriche la Fiom. 

di Loris Campetti (il manifesto di oggi)

C'era una volta il contratto nazionale di lavoro, una delle più importanti conquiste democratiche del nostro secondo dopoguerra. Da ieri non c'è più, grazie allo strappo di Sergio Marchionne e al cambiamento di natura della Cisl e della Uil che da sindacati generali hanno scelto di regredire alla funzione di sindacati aziendali corportativi. Fim e Uilm, infatti, insieme ad altri sindacatini padronali e di destra, hanno firmato l'estensione del cosiddetto “contratto Pomigliano” a tutti gli 86 mila dipendenti della Fiat. Senza alcuna delega da parte dei lavoratori ai quali sarà negato, oggi e per sempre secondo il diktat Fiat e grazie all'articolo 8 della manovra Berlusconi-Sacconi, di esprimersi con un voto su quel che è stato deciso sulla loro pelle.

C'erano una volta anche le Rsu, figlie più o meno legittime degli antichi consigli di fabbrica, che comunque rappresentavano le volontà e il voto dei lavoratori. I delegati eletti democraticamente saranno ora sostituiti da ascari nominati dai sindacati firmatari degli accordi. Non si potrà più conoscere il consenso delle singole sigle perché i lavoratori sono stati retrocessi a pura mano d'opera, privi di diritti e di rappresentanza.

In Fiat, come in tutte le aziende italiane, c'era una volta la Fiom, 110 anni di vita, lotte, sconfitte e conquiste, il sindacato dei metalmeccanici più rappresentativo quando le rappresentanze venivano elette. Dal 1° gennaio del 2012 non ci sarà più nelle fabbriche dell'eroe dei due monti sergio Marchionne. Perché no? Perché la Fiom non ha accettato il diktat Fiat rifiutandosi di firmare il contratto di Pomigliano. 

C'era una volta il diritto di sciopero. E ad ammalarsi, a contrattare organizzazione del lavoro e straordinari. La firma di ieri ha cancellato in blocco questi diritti. Se vogliono lavorare gli operai dovranno accettare queste regole. Neanche questo è vero perché la Fiat sta andando a rotoli e viene chiuso uno stabilimento dopo l'altro. L'unica cosa che si può dire è che, grazie alla complicità dei sindacati di complemento, il padrone si è ripreso in mano tutto il potere. E' la vendetta rispetto alle conquiste del '69 e degli anni Settanta. Una vendetta preparata lungamente con la complicità dei governi e della politica, quasi tutta la politica. La manovra di Marchionne si affianca alla manovra di Monti e insieme rappresentano i pilastri di una nuova era basata sulla dittatura della finanza e dei padroni. Il terzo pilastro è l'insieme del sindacato confederale, con l'eccezione della Cgil se finalmente sceglierà di schierarsi con la “sua” Fiom senza se e senza ma. Il quarto pilastro è il Partito democratico, frantumato al suo interno e incapace persino di comprendere i passaggi epocali.

6 commenti:

  1. Il mio commento potrà apparirle piuttosto estremista, ma io sono sempre stato molto diffidente nei confronti di tutte le sigle sindacali, FIOM-CGIL compresa. Essi, infatti, non sono mai stati rivoluzionari. I sindacati sono per loro natura organi di mediazione, di contrattazione delle condizioni di vendita della forza lavoro. Ma è stato solo all’inizio del secolo scorso che si sono schierati completamente con lo stato capitalista, sostenendone la sua necessità di mantenere la pace sociale e pianificare la produzione in una società sempre più dominata dai monopoli. Ogni volta che i lavoratori cominciano a muoversi in maniera autonoma ed escono dal seminato della concertazione, lo stesso fanno i sindacati (tutti, nessuno escluso, anche quelli di base), ma per assicurarsi che il movimento sia riportato all'interno del cortile capitalista.
    Ovviamente io non critico i tesserati o i semplici RSU. Critico le burocrazie sindacali, e le critico radicalmente perché ritengo che l'unica indicazione da dare ai lavoratori debba essere l’autorganizzazione delle lotte e la rottura delle compatibilità capitalistiche come unica strada per difendere concretamente i propri interessi di classe.

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  2. il partito democratico è come un bicchiere di vino al quale si continua ad aggiungere acqua, una goccia alla volta fino a che il vino sempre piu annacquato scompare e resta l'acqua, che ci azzeccano tutti gli ex dc in un partito ormai solo teoricamente di sn quando storicamente dovrebbero esssere agli antipodi; in merito agli accordi poi, non dobbiamo leggerli in funzione fiat, ma la fiat come massima espressione del capitalismo italico è servita solo come testa di ponte per tutta l'imprenditoria. il canadese è solo il cavallo (0 figlio) di troia di tutta l'operazione, la fiat poi può anche scomparire; per come la vedo io poi è squallidamente vergognoso che i sindacati firmatari dell'accodo abbiano accettato sia l'esclusione di una sigla su accordi presenti e/o futuri sia il fatto che possano essere rappresentativi di un pensiero diverso, questa sigla andava sconfitta col voto visto che erano sicuri del risultato. a meno che non si nascondesse un disegno diverso tipo il silenziare una voce discorde cordiali saluti fabio

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  3. caro Fabio, come non essere d'accordo? solo su un punto eccepisco: parlare di sinistra parlamentare in italia non ha più senso da decenni, non da oggi

    ciao

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  4. concordo, specchi per le allodole, è un pò come disquisire su dio puoi dire tutto ed il contrario di tutto, tanto non esiste....
    fabio

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  5. o meglio, piu diplomaticamente per non urtare la suscettibilità di qualcuno "dobbiamo ancora dimostrare che esiste..."
    fabio

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