sabato 24 dicembre 2011

La gang degli avidi



Mai come in questo momento la parola “democrazia” è stata più svuotata di significato. I parlamenti sono chiamati alla mera ratifica delle decisioni altrui, senza finzioni. Si è assistito negli ultimi decenni al più grande riassetto proprietario di sempre, con i mercati finanziari che hanno assunto un ruolo trasbordante la semplice funzione di organismi di riallocazione del capitale. I valori societari di borsa non sono più collegati e dipendenti dal profitto industriale ma, per dirla keynesianamente, alle “convenzioni speculative”. Un circuito autoreferenziale gestito dalle società d’intermediazione, chiamate investitori istituzionali, con in primo piano le grandi banche. Queste società non creano alcun valore, alcuna ricchezza sociale, ma hanno il potere di creare “moneta”, cioè plusvalenze che non sono altro che il risultato, in definitiva, del trasferimento forzato di quote crescenti di reddito da lavoro diretto e indiretto.

Al di là della propaganda sulla crescita (i differenziali salariali stanno ai profitti come il caporalato sta al latifondo) e la lotta all’evasione fiscale (la grande evasione sta alla casta degli oligarchi come il pizzo sta alla camorra) e simili sconcezze propagandistiche, il ruolo della junta Monti, così come quello dei partiti che la sostengono, cioè il ruolo loro delegato da chi detiene le leve del comando capitalistico (banche, gestori di fondi, corporation e grandi patrimoni) è anzitutto quello di colpire su vasta scala tutti i livelli di vita delle masse e, in definitiva, di garantire al sistema cleptocratico del capitale di erodere quote di plusvalore finora destinate al welfare. Il potere è un rapporto di forza tra le classi e la junta Monti e gli infami che la sostengono non sono solo l’espressione politica di una classe, la borghesia parassitaria in tutte le sue stratificazioni, bensì l’espressione diretta di un progetto economico, politico, ideologico di controllo sociale totale.

2 commenti:

  1. Il progetto

    - e speriamo sinceramente questa volta fallisca, sia per motivi intrinseci al meccanismo della caduta tendenziale del saggio di profitto, sia per un risveglio popolare -

    è il solito:

    costringere i lavoratori ad accettare condizioni sempre peggiori per ripristinare, a livello di produzione, un tasso di profitto conveniente.

    Nel frattempo, grazie alla crisi: acquisizioni, concentrazioni e privatizzazioni a due soldi.

    Ciliegina, allargamento del profitto nei settori dei servizi una volta di competenza dello stato.

    Se gli dovesse riuscire, a quel punto, i capitali si sposteranno nuovamente: dalla finanza alla produzione.

    Armi a disposizione ne hanno per ogni sceneggiatura: informazione, politica, terrorismo ( economico e non ), guerre per la democrazia e sicuramente altre che adesso ancora ci sfuggono.

    E noi?

    gianni

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  2. The people have the power and never surrender.
    Sarà necessario incarnare questa verità :-). Buon Natale a tutti.

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