martedì 4 ottobre 2011

Tira bene il made in Italy



Paul Baran e Paul Sweezy, nel loro famoso saggio sulla struttura economica e sociale americana dal titolo Il capitale monopolistico, tradotto da Einaudi nel 1968, raccontano l’episodio in cui, agli inizi del 1962, Robert F. Kennedy, allora segretario alla giustizia nell’amministrazione presieduta dal fratello, al ritorno da un suo tour che lo aveva portato a visitare numerosi paesi stranieri, era stato ospite al banchetto annuale dell’Associated Press. Nel suo discorso, riportato dal NYT del 24 aprile, aveva raccontato di come uno studente indonesiano, nel corso di un’affollata conferenza presso la locale università, nel rivolgergli una domanda definì gli Stati Uniti come un sistema di capitalismo monopolistico, suscitando gli applausi di approvazione dell’assemblea. Robert Kennedy chiese allora allo studente di spiegargli che cosa egli intendesse dire con l’espressione capitalismo monopolistico. E poiché il giovane non rispondeva, Kennedy si rivolse all’intera platea chiedendo se vi fosse qualcuno capace di spiegargli quale fosse il significato che loro davano all’espressione capitalismo monopolistico. Nessuno – rimarcava Kennedy – si fece avanti per rispondere.

Commentano gli autori Baran e Sweezy: «Se Kennedy ha ritenuto che il rifiuto dell’uditorio a discutere l’argomento del capitalismo monopolistico stava a indicare mancanza di cognizioni, egli si è certamente sbagliato di grosso. Gli studenti indonesiani, come i loro colleghi nei paesi sottosviluppati di tutto il mondo, hanno molte cognizioni in materia di capitalismo monopolistico, di cui hanno visto gli aspetti peggiori e sofferto le conseguenze della politica generale sulle proprie persone. Sicché non sorprende se essi considerano l’argomento troppo serio per definizioni improvvisate o intelligenti battute polemiche».

Non so per quale reale motivo gli studenti indonesiani non risposero a Kennedy, ma sarebbe stato sufficiente citare, evitando ogni riferimento a Lenin o a Hilferding, ma anche all’opera classica di Hobson, quanto stava succedendo negli Usa proprio in quei giorni di aprile del 1962, e cioè che suo fratello, il presidente, stava combattendo una sua guerra personale contro il monopolio, segnatamente quello dell’acciaio. Tanto dal dover affermare in una conferenza stampa televisiva l’11 aprile: "The simultaneous and identical actions of United States Steel and other leading steel corporations increasing steel prices by some six dollars a ton constitute a wholly unjustified and irresponsible defiance of the public interest".

Erano in molti il 22 novembre 1962 a dover ringraziare Lee Harvey Oswald e il suo moschetto 91/38.

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