domenica 2 ottobre 2011

La confortevole prigione


Aveva scritto bene Metternich, l’Italia è un’espressione geografica. Il suo giudizio è confermato dai successivi 150anni di storia dopo l’unità, dove l’Italia ha sempre avuto un ruolo di second’ordine, provinciale, subordinato, spesso tragico e da operetta. Le motivazioni non sono solo di ordine internazionale, ma riguardano anche la struttura e il carattere delle sue classi sociali: da un lato una classe dirigente gerontocratica, infida, mediocre, violenta, chiusa, immobile e corrotta, e dall’altro una classe media disposta a qualsiasi baratto e umiliazione pur di godersi l’orticello di piccoli privilegi e i posti fissi nell’amministrazione pubblica. Il proletariato urbano e delle campagne è sempre stato schiacciato tra questi interessi prevalenti.

Negli anni Sessanta sono stati in particolare i figli delle classi alte e medie a promuovere e guidare il movimento di contestazione, ma quando si sono messi in marcia gli operai (come già nel 1898) lo Stato ha risposto con le bombe e le stragi. Il partito comunista e il sindacato sono rimasti sostanzialmente inerti di fronte alla strategia del terrore, agitando dapprima lo spauracchio della Grecia dei colonnelli e dopo ancora quello del Cile, secondo la logica dei blocchi e della guerra fredda. Dicevano di difendere la democrazia politica e accettavano il terrore scatenato dalle forze reazionarie contro la classe operaia e i movimenti sociali. Per mezzo secolo hanno illuso che si potesse andare al governo, per cambiare il paese, dicevano, vincendo le elezioni.

Mutato il quadro internazionale, venuta meno la guerra fredda, il partito comunista s’è sciolto e in gran parte non è stato più nulla. I suoi uomini più rappresentativi erano scomparsi già prima, lasciando il campo a delle mezze figure senza colore e senza storia, antimarxsisti, filokennediani, liberali. In vent’anni questi hanno assunto tanti nomi, ma il più appropriato è quello di falliti. La politica per loro è stata anzitutto il mezzo per imboscarsi e non dover lavorare. E con chi potevano mettersi d’accordo? Con gli ex democristiani come Prodi, con quelli che vanno a messa la mattina e poi fottono il prossimo per tutto il giorno.

A quel punto il gioco sembrava fatto, ma è bastato un ometto dal passato oscuro e dal presente pieno di debiti per fondare un partito in tre mesi, vincere le elezioni e infrangere i sogni di gloria della “gioiosa macchina da guerra” messa in piedi dalla ex “sinistra”. Il grosso del padronato, il Vaticano e la Mafia, non si fidavano degli ex comunisti. I quali comunque hanno avuto le loro occasioni per andare al governo, guidati da ex banchieri, dal cattolico Prodi, dall’ex braccio destro di Craxi, e da quella volpe di D’Alema. Le uniche riforme che hanno perseguito e attuato sono quelle contro i salariati: pensioni e contratti di lavoro. Con la scusa del debito statale, che intanto continuava ad aumentare, hanno svenduto il patrimonio pubblico e aumentato la spesa militare e la partecipazione alle guerre della Nato.

Ora si vuole cambiare la legge elettorale, al posto dell’attuale porcata si dice di voler ripristinare la maialata che c’era prima. Milioni d’illusi continuano a dar retta a questi figli di puttana.  La difesa della democrazia politica in questo modo non diventa mai lotta per la democrazia economica e sociale. Sono decenni che non si esce dalla difensiva, nemmeno più per limitare lo sfruttamento e mai per abolirlo cambiando l’attuale stato sociale della grande proprietà. Così va bene tutto purché il dibattito si sposti dalla lotta di classe (tra chi paga e chi gode) alle questioni di contabilità elettorale. I dittatori dello Stato e della società non hanno bisogno di costruire prigioni quando ce n’è una così grande.

8 commenti:

  1. Tutto giusto e condivisibile. Ma a questo punto una domanda sorge spontanea: date le premesse puoi illustrarci quale risposta concreta ed efficace dovremmo porre in essere per uscire da questo pantano economico \ culturale in cui "riposiamo" da 50 anni?
    Ti ringrazio anticipatamente della risposta che vorrai darmi (e pure se non rispondi, ti ringrazio comunque per il tuo blog che seguo giornalmente).
    Ciao

    M

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  2. Caro amico/a, che risposta darti?

    L’italia è l’unico paese in europa dove un individuo può avere un discreta possibilità di essere rapito a scopo d’estorsione o di pagare il “pizzo”. Dove è più probabile (assieme alla Grecia) di pagare tangenti per una pratica edilizia o un appalto. Di essere ucciso in un conflitto a fuoco tra bande o di venire scippato per strada. L’Italia è l’unico paese a sovranità limitata nei riguardi di una confessione religiosa alla quale paga peraltro un “pizzo” esorbitante. Siamo un paese dove ti processano per non aver pagato il biglietto dell’autobus o ti tengono in carcere per un furto che non hai commesso anche quando il ladro ha confessato. Ecc.

    Se poi vogliamo fare un discorso per quanto riguarda i rapporti di classe ci vorrebbe almeno un saggio di trenta pagine. Sicuramente non ne usciamo andando a votare. Oggi meno che mai.

    Grazie per la tua attenzione
    ciao

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  3. Grande sintesi storico politica in questo post.
    Debbo però dire che lei, Olimpe, non ha risposto affatto al signore/a M.
    Mi sembra che abbia svicolato non poco.
    La domanda gliela rivolgo anch'io.
    CHE FARE?

    Buona giornata.
    Luigi.

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  4. dovrei far credere che abbiamo parte attiva in questi avvenimenti?

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  5. Cara Olimpe, con senza nessuna intenzione da parte mia, di dare adito a polemiche inutili, faccio notare, che la domanda è esattamente questa.
    Noi che, non abbiamo nessuna parte attiva in questi avvenimenti, noi che siamo tagliati fuori da questa ipnosi democratica borghese, abbiamo la chance di intraprendere, una via nostra, originale, che esuli dagli schemi riformistici borghesi?
    O dobbiamo solo essere spettatori passivi, del corso degli eventi storici?
    E si salvi chi può, dunque.
    Cordiali saluti.
    Luigi.

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  6. il futuro dipende da tante cose
    al momento solo mugugni e tanta confusione
    milioni di persone aspirano solo a riformare l'esistente

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  7. Il post, che per me è un capolavoro (anche se a mio avviso l'Italia postunitaria non è sempre stata solo una mera quantité negligeable a livello internazionale), semplicemente fotografa la storia recente e la situazione attuale di questo Paese.

    Inutile chiedere all'autore "che fare". Non c'è una risposta, perché allo stato attuale delle cose la maggioranza delle persone non si pone neppure la domanda, o se la pone confusamente, individualmente, filosoficamente. Non è ancora maturato un sentire collettivo attraverso il quale la domanda si concretizzi in azione, in operatività di massa per trovare una risposta concreta. Quando e se maturerà, allora forse delle risposte verranno.

    Persone che indicano alcune cose che dovrebbero essere fatte per uscire dall'incubo in cui viviamo ce ne sono, anche brillanti, dicono cose anche sensate e magari hanno pure ragione. Il problema è che chi trae beneficio dal disastro non ha alcuna intenzione di cessare di trarne beneficio, fino all'ultimo microsecondo utile prima della catastrofe. Può darsi che la violenza non risolva i problemi, ma è sicuro che l'irenismo politicamente corretto e un po' beota delle manifestazioni in stile happy hour questi non li schioderà mai.

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  8. il commento è più bello del post
    grazie

    ps. non siamo sempre stati percepiti come quantité negligeable ma lo eravamo nei fatti. ora sono vere entrambe le cose

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