domenica 11 settembre 2011

Undici settembre




Con l’undici settembre si ricorda anzitutto un crimine contro la democrazia e la libertà. Forse non è stato l’episodio più cruento e feroce della storia recente, ma certamente tra i più significativi sotto molti punti di vista. Con la violenza e l’assassinio di massa si volle dire chiaro al “mondo libero” quanto illusoria fosse la nostra libertà obbligatoria.

Il mandante del crimine è noto e contumace: l’imperialismo, il quale poggia sempre più su un sostegno instabile, ma, seppur moribondo, continua a uccidere e mettere paura. Su questa scova ancora motivi di lucro, rifornendo il mercato dell’insicurezza in cui gli Stati vassalli mendicano una piagnucolosa protezione. È sempre sulla paura e l’essenziale menzogna di sostegno che il potere domina la nostra vita e la nostra volontà, paventando minaccia e delitto in ogni deviazione dal programma e dai suoi codici.

Il capitalismo non ha ormai alcuna ragione storica per proseguire, anzi siamo ben consapevoli del rischio che la caduta dell’impero economico borghese ci trascini tutti con sé; tuttavia non dobbiamo dar retta ai gentiluomini dal cuore pieno d’interessi e dalla bocca piena di eque falsità, aggrappati alla realtà putrescente e assolutistica del loro mondo; né dobbiamo farci dissuadere dalla volontà di perseguire con determinazione l’obiettivo di mettere fine alla schiavitù capitalistica e al dominio totalitario del denaro sul mondo.

Le classi dominanti, non potendo eliminare le classi subalterne, senza le quali non sopravviverebbero un solo giorno, ne cancellano o condannano al silenzio la memoria (*). La mia va oggi ai molti cileni vittime di quel terribile undici settembre millenovecentosettantatre.


(*) «Il potere sulla memoria ha dato origine ad aspre lotte sociali e politiche e a continui sforzi da parte dello Stato per accaparrare la memoria collettiva. Cosi la produzione dei documenti che devono fornire lo stock e la base della memoria collettiva è il risultato di scelte e di manipolazioni destinato a imporre al futuro una visione orientata dal passato. Il documento non è innocente, esso serve ad avvertire, esso deforma quanto informa, impone un punto di vista durevole, è un documento\monumento» (J. Le Goff, Enciclopedia Einaudi, vol. XIV, voce Memoria).



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