giovedì 29 settembre 2011

Un mazzo tanto



Nella storia della sinistra italiana (qualunque cosa per essa s’intenda) non mancano i paradossi. Uno di questi consiste in un dato di fatto evidente. Fino a vent’anni fa esisteva in Italia il più grande partito comunista (lasciamo da parte i distinguo) d’Europa. Attualmente la sinistra italiana non è in grado di esprimere non solo un grande partito comunista o genericamente di sinistra, ma nemmeno un grande partito semplicemente laico. L’infiltrazione delle metastasi cattoliche si palesa ovunque. Né si è capaci di un partito d’opposizione che dica almeno “No” al diktat delle banche e che invece, con la scusa dell’emergenza (accettando anche questa), si affretta a far passare liscia ogni oscenità.

La sinistra italiana che conosciamo è morta. Non lo ammettiamo perché si apre un vuoto che la vita politica quotidiana non ammette. Possiamo sempre consolarci con elezioni parziali o con una manifestazione rumorosa. Ma la sinistra rappresentativa, quercia rotta e margherita secca e ulivo senza tronco, è fuori scena. Non sono una opposizione e una alternativa e neppure una alternanza, per usare questo gergo. Hanno raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alle politiche della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità nel quadro internazionale e interno.

Queste parole scritte da Luigi Pintor, un po’ in ritardo se si vuole, ma con lucidità, sono la presa d’atto del fallimento, peraltro non recente, della sinistra. I falliti non si sono fatti scrupolo di portare i sacri libri al tribunale della storia, credendo con ciò di averla fatta franca in cambio di una barca o di una banca. Che cosa è rimasto della sinistra? Il ricordo, la nostalgia e qualche bandiera. Piccoli gruppi che si scomunicano a vicenda, papi e antipapi, che non riescono a trovare un filo comune nemmeno per bere un caffè assieme. Una situazione che mi ricorda una scena del film di Elio Petri, con Volonté, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Dopo l’arresto di decine di manifestanti, un questurino dice al commissario: « Appena messi in gabbia hanno cominciato a dividersi in maoisti, trotzkisti, stalinisti … Per fortuna, altrimenti ci avrebbero fatto un mazzo tanto! ».


2 commenti:

  1. Sono felice per ciò che ha scritto Pintor e per quello che nell'articolo viene espresso. Condivido e mi emoziona. Grazie

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  2. Basta leggere, o sforzarsi di leggere l'Unità in questo periodo. La loro principale preoccupazione - oltre a quella di tenere la linea del partito di Penati e di Tedesco, di Renzi e di Ichino: sforzo sovrumano, ammettiamolo - sembra essere la difesa della Marcegaglia dagli attacchi dei giornali di Berlusconi.

    Il giornale fondato da Antonio Gramsci ridotto a succursale del Sole 24 Ore.

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