mercoledì 7 settembre 2011

L'iva dei partigiani


Fino ad un paio d’anni fa ci rompevano il cazzo da settembre a dicembre con la “finanziaria”. Ora basta, i protagonisti del nuovo medioevo hanno deciso di innovare, di farne una al mese chiamandola “manovra”. Quella stessa che Scalfari chiama “partigiana” non potendo, per questioni di stile, sia chiaro, chiamarla “di classe” e “reazionaria”. I “partigiani” sarebbero Berlusconi-Bossi-Tremonti. Quest’ultimo, nel ruolo di geniale stratega, a un consesso europeo tenutosi giorni or sono in un agriturismo in riva a un lago, si è diffuso nei suoi temi preferiti: Westfalia e Waterloo, ripromettendosi di intrattenere sulla Beresina la prossima volta. Si è trattato di un alto momento di discussione dei problemi attuali, un’appendice dello spettacolo generale, da parte delle più appuntite teste di cazzo della burocrazia totalitaria.

È lo stesso “partigiano” che il 24 giugno a Santa Margherita Ligure ci aveva detto con benevolenza: "L'innalzamento delle aliquote Iva è una questione che dobbiamo studiare". Cinque giorni dopo dalla fureria arrivò Paolo Romani, il ministro dello Sviluppo economico, a farsi carico di sintetizzare il referto del pensatoio: «Ribadisco che non vi è alcuna intenzione del governo ad aumentare l'Iva. C'è una delega che realizzerà la riforma fiscale, poi sarà il governo e il ministro dell'Economia a decidere cosa fare e in che modo procedere». Granitico. E a proposito di riforma fiscale, ricordate le famose tre aliquote con le quali ci lusingano (si fa per dire) dal 2001?

E sempre a proposito dell’Iva, il marconista del Governo, tale Bonanni, trasmetteva pochi giorni or sono: «È certamente un fatto positivo che il Governo abbia rinunciato, come si apprende, ad un intervento sull'Iva, che invece andrà rimodulata nel quadro della delega fiscale, insieme ad una riduzione dell'Irpef, come ha più volte hanno sostenuto Cisl e Uil in questi ultimi mesi». Ricevuto.

L’altro “partigiano”, l’ex cantante “de sinistra”, l’ex medico Radioelettra, il fondatore della Padania libera, aveva promesso sul suo onore e su quello del figlio che “le pensioni non si toccano”. Per dare forza al suo giuramento s’è rimesso la vecchia canottiera fatta venire dal museo dell’arte celtica. Ebbene, c’è un contrordine, le donne andranno in pensione cinque anni dopo. Vuoi che sia.

Al capo dei “partigiani” invece sanguinava il cuore, lui è per la coesistenza pacifica e la liberalizzazione dei traffici, soprattutto umani, quindi contrario a qualsiasi inasprimento fiscale, tranne per i redditi fino a 50mila euro e all’aumento dell’età pensionabile oltre la sopravvivenza, fino a 120 anni (egli sarà il primo a dare l'esempio). Dell’aumento dell’Iva neanche a parlarne, al massimo per tre mesi, deprime i consumi e favorisce l’evasione fiscale.

Ma cos’è l’aumento dell’Iva? Semplice: appropriarsi di una parte dei salari aumentando le tasse sulle merci. Cambiano i governi, ma la loro funzione è sempre la stessa, svolta con grande mostra di gravità, con dichiarazioni di sofferenza. E dato che c’erano, a coronamento della loro epoca storica, i “partigiani” hanno introdotto la possibilità di licenziare a bischero sciolto (vuoi non trovarlo un Bonanni che firma?), istituire i reparti speciali dentro le aziende per concentrarvi i portatori di handicap, e altre leccornie. La Confindustria manda a dire che “la direzione è giusta”. In culo ai soliti.


Ah, dimenticavo. Sullo sciopero generale CGIL di ieri il Corriere titola: “CGIL in piazza, fischi agli altri sindacati”. La notizia è rubricata come “protesta”. La foto di accompagnamento è quella della socialista Camusso, col pugno chiuso (mentre fa ciao, ovviamente). Un momento di grande giornalismo.

6 commenti:

  1. Potrebbe spiegarmi, perchè l'IVA, sarebbe come da lei affermato "appropriarsi di una parte dei salari aumentando le tasse sulle merci?".
    Sono gradite tutte le profusioni di esempi e dettagli.
    Grazie e saluti.

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  2. non c'è molto da spiegare: se applico una tassazione maggiore sulle merci l'acquirente le pagherà di più

    grazie a te. ciao

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  3. Sì, ma in termini assoluti tenderebbe ad incidere soprattutto su chi ha maggiore propensione alla spesa, cioé i più ricchi.
    Con ciò non voglio dire d'essere d'accordo sulla misura e di reputare chi l'ha pensata degno di stima.
    Come già scrissi altrove, Tremonti è un avvocato specializzato in contenzioso tributario e, come "quasi" (sottolineo il "quasi") tutti gli avvocati, è probabile che neppure sappia applicare la ritenuta d'acconto sulle proprie parcelle.
    Non ha alcuna formazione di tipo economico (dove è necessaria una robusta base matematica) né tributaristico (dove le basi migliori sono date dalla conoscenza non approssimativa della ragioneria).
    I risultati di questo affidarsi a dei dilettanti per ruoli chiave, come la direzione della nostra economia, purtroppo sono sotto gli occhi di tutti: non hanno né l'autorevolezza, né la competenza, indispensabili per poter formulare e sostenere una proposta anche solo degna di venir discussa.

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  4. caro amico, quella che lei chiama "propensione" alla spesa (termine che mi ricorda keynes) non è altro che maggiore disponibilità di denaro. lei vuol dire che un ricco spende di più di un povero? mi pare evidente. però sicuramente converrà che un salariato spende in rapporto al proprio reddito molto di più di un ricco. pertanto ...

    il ruolo di un ministro dell'economia è un ruolo politico, le competenze tecniche perciò hanno un peso relativo se riferite alla ragioneria e simili. al ministero c'è il fior fiore di ragionieri.
    saluti

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  5. Su quel fior fiore, ho qualche ragionevole dubbio, visto il contenuto di certi provvedimenti amministrativi.
    Sulla prevalenza della politica rispetto alla tecnica, i dubbi sono ancora maggiori. Per decidere, bisogna comprendere; se non si comprende, la decisione sarà viziata o eteroguidata. L'aver dato sistematicamente credito a tale principio di prevalenza è proprio ciò che ha condotto ai maggiori disastri in termini di scelte di politica economica e finanza dello Stato.
    Sul primo inciso, se avrà la pazienza di controllare, parlavo di termini assoluti, non relativi. Eppoi, mi pare che citare Keynes non sia ancora sanzionato dal codice penale.
    Alla prossima.

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  6. mi sono accorto del suo inciso ("assoluti") ma non ne ho tenuto conto perché lo reputo sbagliato.
    i ricchi non spendono, in termini assoluti, più dei poveri per il semplice motivo che questi sono molti di più. pertanto l'aumento dell'iva (perché di questo si parla) incide sia in termini assoluti che relativi (al reddito) di più sui salariati.

    Non ho detto che il termine "propensione" è vietato (ho solo detto che mi ricorda keynes) ma semplicemente che lo trovo fuorviante. ne ho spiegato il motivo e ora glielo preciso ulteriormente: il termine è di ordine psicologico, ma i consumi, cioè il rapporto tra domanda-offerta e i relativi squilibri (di questo parla keynes) riguarda questioni molto più prosaiche. e che il termine tratti di questione psicologica è ben chiaro quando Keynes scrive che la "relazione fra il reddito e ... i consumi, ... dipenderà dalle caratteristiche psicologiche della collettività stessa".

    il contenuto dei provvedimenti amministrativi non riguarda le qualità professionali dei tecnici ministeriali, bensì le scelte politiche e queste sono subordinate a determinati interessi (anche le formulazioni legislative espresse in un determinato linguaggio, spesso suscettibile di "autentica interpretazione" ex post, non è casuale)
    naturalmente ognuno è libero nei suoi dubbi
    saluti

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