mercoledì 14 settembre 2011

La Cina è lontana

La Cina è un paese con circa 1.340mln di abitanti, un Pil di circa 5.000mld di dollari, con incrementi intorno al 9 - 10 per cento annui. L’anno scorso circa 4,5 punti percentuali dell'incremento del PIL sono derivati dall'espansione dei consumi interni (che sono in fortissima crescita) e dalla ripresa della domanda estera. Ha un deficit e un debito rispettivamente del 3 e del 15 per cento circa. Il sistema bancario cinese è dato da quattro grandi banche commerciali statali, sulle quali grava l’enorme peso dei prestiti in sofferenza (non-performing loans, NPL), e da banche locali e altre istituzioni finanziarie, tra cui le cooperative di credito rurale (più di 34000 istituzioni che ancora oggi finanziano l’80% delle attività rurali) e le banche commerciali municipali (circa 100 istituzioni orientate prevalentemente al finanziamento di piccole e medie imprese).

Nella media del 2010 l'interscambio con l'estero è aumentato del 34,7 per cento attestandosi a circa 2.970 miliardi, per un surplus commerciale pari a 184 miliardi, in riduzione del 6,4 per cento rispetto al 2009 e al 2008. Nell'anno le esportazioni sono complessivamente cresciute del 31,3 per cento (1.578 miliardi), le importazioni del 38,7 (1.393 miliardi).

La Cina ha un modello di sviluppo in cui la pianificazione centralizzata assolve un ruolo fondamentale. Da tempo la dirigenza cinese ha avviato un ripensamento strategico sul proprio modello di sviluppo, tenuto conto che il Paese ha urgente necessità di investire sulla economia della conoscenza e quindi da una parte sulle tecnologie ad alto contenuto di innovazione e dall'altra anche sulle attività creative (design, moda, nuovi media, arti, ecc.).

Il XXII Piano quinquennale (2011-2015) si muove in sostanziale continuità rispetto al precedente: sviluppo mirante all'eco-sostenibilità ambientale e all'equilibrio sociale, crescita più moderata ma pur sempre considerevole, accento sullo sviluppo tecnologico e sullo spostamento verso settori e produzioni a più alto saggio del profitto, estensione dello sviluppo verso il centro-ovest del paese.

Il presidente Hu Jintao durante i lavori del 17º Congresso del PCC aveva illustrato l'obiettivo di voler perseguire la crescita attraverso una visione scientifica dello sviluppo. Il Premier Wen, ha affermato la consapevolezza che "la capacità di innovazione endogena è debole”, e che lo Stato "promuoverà con vigore” l'innovazione scientifica e tecnologica.

A questo scopo, nel 2009 sono stati investiti in R&S 151,2 miliardi di ¥ (€ 16.3 miliardi) con un incremento del 30% rispetto all'anno precedente. Tra i settori interessati, anche l'industria meccatronica e in generale delle macchine utensili, settore questo di speciale importanza per le esportazioni italiane.

E a tale proposito segnalo alcuni numeri interessanti. Sono circa 2.000 le imprese italiane che hanno realizzato investimenti diretti esteri in Cina, ai quali sono complessivamente riconducibili oltre 60 mila posti di lavoro e un fatturato di circa 5 miliardi di euro. Il principale settore esportatore del made in Italy in Cina, tra i diversi comparti del manifatturiero, risulta quello delle macchine, degli apparecchi meccanici, elettrici e di precisione, con una quota del 45 per cento circa del totale (in crescita del 7,3 per cento rispetto all'anno precedente). Tuttavia l'Italia rappresenta solo il quindicesimo partner commerciale della Cina per il volume complessivo degli scambi commerciali.

Per quanto riguarda gli investimenti cinesi in Europa e in Italia (per es. nel distretto automobilistico piemontese, dove la Changan Automobile Group e la Anhui Jinghuai Automobile Group hanno creato i propri centri di R&S e design, o il distretto varesino degli elettrodomestici, dove si è insediata la Haier) essi rimangono marginali da un punto di vista quantitativo.

Come ho già scritto in un post precedente, nonostante la Cina sia la prima potenza demografica (gli anziani saranno nel 2015 oltre 200 milioni, pari all’11.55% della popolazione) e considerata la seconda economia del mondo, bisogna però considerare che nel 2010 ha generato un Pil (circa 5.000 miliardi di dollari) pari a circa un terzo i quello dell'Unione europea (16.300 miliardi), mentre la sua popolazione (1.340 milioni di abitanti) è più di due volte e mezzo quella dell'Ue (502 milioni). Tuttavia, proprio perché si tratta di un mercato con enormi potenzialità di consumo, l’Italia potrebbe giocare un ruolo di rilievo come partner commerciale, anche perché la Cina, in concomitanza con una significativa espansione del ceto medio-alto attesa nel periodo 2010-2020, dovrebbe sostituirsi al Giappone quale secondo mercato mondiale del lusso, con saggi di crescita in questo settore nei prossimi anni che si attesteranno sul 20-30% annuo. Per non parlare del comparto alimentare che sta già puntando su livelli di qualità e sicurezza. Saranno in grado le imprese italiane di inserirsi significativamente in questi e altri settori in espansione del mercato cinese, stante un governo di dilettanti come quello attuale e tenuto conto che gli operatori economici internazionali concentrano le proprie strategie di sviluppo su quel mercato per far fronte alla riduzione dei profitti nei mercati maturi, innescando una forte concorrenza?

2 commenti:

  1. "Saranno in grado le imprese italiane di inserirsi significativamente in questi e altri settori in espansione del mercato cinese, stante un governo di dilettanti come quello attuale e tenuto conto che gli operatori economici internazionali concentrano le proprie strategie di sviluppo su quel mercato per far fronte alla riduzione dei profitti nei mercati maturi, innescando una forte concorrenza"?

    Ma a noi che ce ne fotte?
    A noi, dovrebbe interessarci sviluppare "nuovi rapporti di produzione", al posto di quelli che abbiamo, e che sono fondati sullo schiavismo dei Lavoratori.
    Che delusione.

    RispondiElimina
  2. caro amico, bisogna distinguere la tattica dalla strategia

    prova entrare in una fabbrica che produce per la Cina e dire agli operai che non devono più accettare commesse

    in attesa di nuovi rapporti di produzione, bisogna mangiare tutti i giorni

    ciao

    RispondiElimina