martedì 9 agosto 2011

Tango argentino


Mancano 20 miliardi, dicono. Ci sono molti modi per farli saltar fuori. E se vendessimo un po’ d’oro della Banca d’Italia?  C’è per un valore di 90.023.000.000 di euro (in questi giorni si sarà anche rivalutato). Si resterebbe sempre con oltre 70.000.000.000 di euro in lingotti. Dov’è il problema? 


Invece i 20 miliardi li troveranno anzitutto con il taglio dell’assistenza e delle pensioni. Per fare queste cose non serve un governo e un parlamento, basta un ragioniere. C’è Tremonti.

Quindi per ripianare un po’ il debito, dicono, si punta a privatizzare l’Eni, l’Iri, Terna, la Cassa depositi e prestiti, insomma quel poco dell’argenteria rimasta. Domenica sera su Rai 5, canale 23, è stato trasmesso un documentario della Fandango in cui si mostra com’è avvenuto il saccheggio dell’Argentina tra gli anni Settanta e il Duemila. Impressionanti sono le analogie, anche se finora più sfumate nel caso nostro.

Era il 2 giugno 1992, festa della Repubblica, quando a bordo del «Britannia», il panfilo della regina Elisabetta, oltre centro tra banchieri, uomini d'affari, pezzi da novanta della finanza internazionale anglo-americana (tra gli ospiti eccellenti anche George Soros), si incontrarono per un summit urgente organizzato straordinariamente al largo delle coste tirreniche, tra le acque di Civitavecchia e quelle dell’ Argentario. Argomento forte del meeting a bordo, le privatizzazioni italiane. Si discusse del programma di dismissioni da parte dello Stato e di come “finanziarizzare” il sistema economico italiano. A quella riunione parteciparono anche diversi italiani, tra loro Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro, che nel suo discorso sostenne che il principale ostacolo ad una riforma del sistema finanziario in Italia era rappresentato dal sistema politico. Il ministro del Tesoro era Piero Barucci, il governatore di Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, anche lui invitato a bordo del panfilo. A palazzo Chigi invece c’era quel galantuomo di Giuliano Amato, eminenza grigia di Craxi e uomo di ogni stagione. Imbarcato anche Romano Prodi e il direttore di Bankitalia Lamberto Dini. Solo di recente, anche l’attuale ministro Giulio Tremonti ha ammesso che era a bordo, “ma solo come osservatore”.

5 commenti:

  1. Che bella combriccola di "uomini per bene"! Ma dove va l'Italia con gente del genere ?!?

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  2. Se vorrà farsi quattro risate, legga questo link:
    http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Ricerca-Usa-la-fede-aiuta-a-superare-crisi-economiche-Cacciari-Anche-la-ragione_312335955129.html

    Bhè, c'è anche da piangere, a ben vedere.
    Luigi

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  3. Se l'ammontare della ricchezza reale italiana è di 90 miliardi e il debito pubblico è di 1800 miliardi vuol dire che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità di 20 volte?

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  4. berlusconi e compagnia bella anche molto di più di 20 volte

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