domenica 7 agosto 2011

In difesa dell'argenteria



«In tempi di buriana una dose di macelleria sociale è inevitabile purché sia affiancata dall'equità».

È quanto sentenzia il plurimilionario in euro Eugenio Scalfari. Possiamo trovare una risposta a questa affermazione, paradossalmente, nelle pagine del quotidiano della Confindustria, a firma di Guido Rossi:

«[…] si è aggravato il fatto che sia sempre una minoranza dei cittadini, direttamente o indirettamente i più ricchi, a governare. La forbice fra ricchi e poveri è diventata intollerabile […]».

Quindi precisa: «La politica rimane perciò schiava, come vogliono i mercati, del debito pubblico, della deregolamentazione e delle privatizzazioni ad ogni costo, dimentica della giustizia sociale, degli investimenti pubblici, strumento di un'equità non solo fiscale […] Aveva allora ragione Gaetano Salvemini quando scriveva che in queste democrazie comunque "ogni elezione è solo una rivoluzione omeopatica"».

Il fallimento del modo di produzione capitalistico diventa ogni giorno più evidente agli occhi di coloro stessi che ne sono i più ragguardevoli intenditori. Altri, nella disperazione, confondono il fallimento di questo sistema cui essi partecipano largamente, con un fallimento quasi metafisico, tanto da alterare il senso di quanto sta accadendo. Perciò si leggono le cose più strane. Lasciando da parte cosa può dire qualche fallito del pensiero, si resta un po’ sorpresi leggendo queste parole de Il Sole 24ore: “i rating destabilizzano impropriamente i mercati”.

Quando le agenzie tagliano il rating ai paesi poveri, oppure alla Grecia e Portogallo, non si batte ciglio, ma se vai a toccare gli interessi dei grandi casati (o del proprio), allora si parla di “destabilizzazione”. Impropria!! Il problema non è il rating, l'ho scritto già troppe volte per ripeterlo ora. E, del resto, il giudizio viene emesso da quelle stesse agenzie che all’uopo sono finanziate direttamente dagli Stati. Non si possono revocare in dubbio le regole del gioco quando si comincia a perdere.

Se l’intellighenzia borghese arriva a scrivere queste cose, vuol dire che sono messi male. Hanno pura, hanno capito di non avere più il controllo, nemmeno nominale, della situazione. C’è chi spera negli eurobond e in nuovi tagli della spesa americana per riequilibrare le sorti della barca che affonda. Non hanno il coraggio di confessare che la finanza internazionale è come una catena di sant’Antonio e che sia il keynesismo che il neoliberalismo possono essere la risposta alle crisi solo sul breve, perché il capitalismo è un sistema economico ingovernabile quanto lo sono le sue contraddizioni nel lungo periodo.

L’imperialismo è entrato nelle sabbie mobili della sua disfatta. Ogni suo movimento non fa che acuire i contrasti e le contraddizioni. Le strategie proposte per la riduzione del debito non solo non porteranno a soluzione il problema ma aggraveranno la situazione sul piano dei consumi e quindi della produzione e della valorizzazione. Le varie cosche della grande borghesia internazionale, spinte dalla forza oggettiva delle cose, arriveranno presto alla determinazione che per prevenire e contenere la protesta sociale sarà necessario adottare, con il supporto della propaganda, misure straordinarie.

9 commenti:

  1. Sui blog del Fatto Quotidiano un lettore ha scritto che al prossimo taglio delle pensioni rispunteranno fuori le Brigate Rosse.

    Immagino che nelle cosche corporate-finanziarie e tra i loro valletti governativi non si aspetti altro. Hanno già lo spumante pronto per brindare e i carri armati ben oliati nelle rimesse.

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  2. Già da qualche giorno, dopo la rassegna stampa della giornata, passo da questo blog e respiro un po' di aria fresca.
    Complimenti per l'ottimo lavoro.

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  3. eh già caro Marcos (selva lacandona?) a quest'ora quelli della br saranno pensionati e non è bene tagliargli il vitalizio

    spumante? champagne! carriarmati? droni!

    :-)

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  4. caro diciotto brumaio
    condivido molte delle cose che scrivi , ma pernso che dovresti avere la correttezza di firmarti con nome e cognome . O almeno di rendere visibile la tua identità con u link , a chi la vuole conoscere . Così saresti pù credibile. La rete è piena di imbroglioni , mitomani , truffatori. essere tracciabili dai propri "followers" è l'elementare regola della credibilità pubblica.
    Grazie

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  5. caro renato, mi aspetto dei buoni esempi: scrivi il tuo cognome dopo il nome. quello che vale per i blogger vale anche per chi commenta, o no?

    dopo che ti ho detto che mi chiamo maria rossi cambia qualcosa rispetto a quanto scrivo?

    ti suggerisco un libro: AA.VV., Diritto all'anonimato. Anonimato, nome e identità personale, a cura di G. Finocchiaro, Cedam, Padova, € 55,000.

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  6. caro renato, mandami la tua mail (ovviamente non la pubblicherò) e così entreremo, se vuoi, in contatto : vis à vis

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  7. aggiungo che sono capitato su Diciottobrumaio - non so più come- e mi ha colpito e interessato perchè proprio ieri ho postato sulla mia pagina di Google plus il link dell'articolo di Guido Rossi da te citato , e che ho trovato choccante, visto l'autore : giurista moderato , "liberale", già AD di importanti aziende di stato e parastato .
    Se vuoi saperne di più sul sottoscritto , vieni a trovarmi su google+
    grazie e buon lavoro

    R Rivolta

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  8. Non avevo dubbi sul fatto che avresti capito la provenienza del nickname :)
    Comunque delle BR parlava l'utente anonimo sopra di me, benchè condivida in parte il pensiero.

    Un saluto.

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