mercoledì 27 aprile 2011

Lunga vita al Presidente Silvio Berlusconi



A Fukushima la situazione è migliorata nelle ultime settimane? No, anzi. Ma non è di questo che si parla nei media. Per quanto riguarda invece la Libia, nostro partner commerciale e paese alleato fino a pochi mesi or sono, da ieri se ne parla per via del “naturale sviluppo della scelta compiuta” – secondo Giorgio Napolitano – “secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di difesa“, presieduto dal presidente che mesi addietro aveva ricevuto il dittatore Gheddafi con tutti gli onori al Quirinale. In una società gerarchica anche la scaletta della realtà è dettata ai media dalla gerarchia padronale, da personaggi come Berlusconi (che di media è mero proprietario e vigile maitresse) o Napolitano.

Non è casuale che Berlusconi straparli di giustizia ed evochi in chiaro i suoi spropositi sul nucleare. Vuol in tal modo segnare la distanza tra chi comanda e chi non conta un cazzo. Con iattanza e arroganza, ma anche sicuro che nessuno potrà impedirglielo. È determinato soprattutto a cercare le parole e gli slogan che devono determinare il consenso e l’approvazione da parte di un pubblico a cui dice ciò che vuol sentire. Ma è attento anche agli oppositori: per mantenere questa situazione a lui congeniale, ha bisogno di stimolare non solo il rancore e l’odio ma lo stato di frustrazione e il senso del pericolo.

Dice di essere uomo di realtà e realizzazioni (del fare) ma è disposto ad abbandonare tutto pur di salvare ciò che ritiene necessario per garantire la sua posizione e privilegiare gli interessi suoi e dei grandi compari. Berlusconi decide di bombardare la Libia? ed ecco Giorgio Napolitano, 86 anni, che non s’oppone, non richiama l’articolo 11 della Costituzione, il recente trattato con la Libia, ma la risoluzione Onu, la quale prevede tutt’altro che i bombardamenti indiscriminati quali ci sono stati e ci saranno. Una risoluzione alla quale non ha aderito la Germania e molti altri paesi, adottata in spregio allo stesso statuto Onu. Ma si tratta di petrolio, di ragion di stato, oggi in Libia come allora nel blocco sovietico.

E il Pd? Né di qua né di là. È con questi uomini e con questi mezzi che la “sinistra” vuole vincere? Per far che cosa, per bombardare Tripoli come già ebbe a bombardare Belgrado? La gerarchia del potere si ricompone sempre al momento del bisogno, poiché tra i propagandisti di due modelli sociali omologhi non c’è vero conflitto d’interessi. È la tara originale della democrazia padronale, la malattia ereditaria di ogni burocrazia politica. Dovesse succedere qualcosa all’ottuagenario inquilino del Quirinale, Berlusconi alla quarta votazione ne rileverebbe il posto. La ciliegina sul suo diciotto brumaio, nel pieno rispetto della Costituzione.

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