martedì 12 aprile 2011

La causa della catastrofe di Fukushima non è il sisma



Martedì 22 marzo, a una decina di giorni dal drammma del terremoto e di Fukushima, scrivevo: La situazione è grave, molto più tragica di quello che i media ci raccontano ormai da dieci giorni. Più di Chernobyl, se proprio vogliamo tirare in ballo un termine di paragone. Anche se, ci rassicurano esultanti le peripatetiche della televisione, “la centrale verrà chiusa”. Intanto ora è in “slow motion”. Gli italiani avranno senz’altro capito. Quindi, scrive sempre Repubblica, la situazione resta “instabile”. Cosa significa esattamente, prego?

E il 26 marzo: Purtroppo non mi sbagliavo: Fukushima non è la nuova Chernobyl, può essere anche peggio. Forse nemmeno il governo giapponese conosce esattamente la realtà dei fatti, e se la conosce la tiene nascosta per non creare il panico.

Oggi Repubblica prende atto che “Fukushima è come Chernobyl”. La Tepco non può più nascondere una realtà evidente da decine di giorni: "La perdita radioattiva non si è ancora arrestata completamente – ha detto ai giornalisti un funzionario della società – e la nostra preoccupazione è che possa anche superare Chernobyl".

Fukushima è una catastrofe non solo nucleare, ma anzitutto di un determinato modello economico. È il risultato di un’azione consapevole anzitutto di una classe dirigente criminale. A tutti i livelli. Il Giappone s’appoggia su quattro faglie geologiche: Nord America, Pacifico, Mare delle Filippine, Euroasia.  È l'arcipelago più sismico del pianeta, dove il terremoto è fatto quotidiano. Lo slittamento della faglia nord-americana su quella dell’oceano a 130 chilometri dalla costa nord-orientale, a 24 km di "profondità", ha provocato il sisma e il conseguente maremoto. Storicamente non il primo e non l’unico di elevata intensità. Su queste basi costruire decine e decine di reattori nucleari è un atto scientemente criminale.

In giro c’è gente che dicendosi “esperta”, “scienziati”, sostiene ancora in questi giorni che i terremoti non si possono prevedere (sono gli stessi che dicono che il tail risk sia parte della "natura" umana). E invece se c'è un evento naturale che si può prevedere con un certo anticipo anche se non nell'esatta entità, è proprio il terremoto in alcune zone del pianeta [vedi qui]. Ciò nonsotante in California vi sono due centrali nucleari di cui una – vecchia – proprio nel posto più sbagliato, cioè accanto a una faglia. 

I sismologi giapponesi, scrive l’Economist, avevano avvertito a gennaio che c’era il 99% di probabilità, cioè la certezza, che un terremoto di magnitudo 8 colpisse la prefettura di Miyagi entro trent’anni, e il 90% quella di Ibaraki. Cosa sono trent’anni in termini geologici? Trent’anni sono ora, adesso. Eppure solo 16 anni fa c’era stato il terremoto di Kobe, quindi non era fuori dal mondo immaginare eventi simili e addirittura su scala maggiore. Quindi non solo si sono mantenute aperte le centrali nucleari, ma anche quelle più esposte ai maremoti, come quella di Fukushima Daiichi, nonostante fossero obsolete.

Quante Three Mile Island, Chernobyl, Fukushima servono ancora a farci capire che la casua principale di tali eventi non è l'incidente o l'evento naturale? quante migliaia di tonnellate di scorie radioattive dobbiamo accumulare per comprendere che la follia non sta solo nella produzione dell’energia per fissione nucleare, ma nel modello sociale che si serve di tale tecnologia per accumulare profitti incurante delle conseguenze?

"Rivoluzione" non è più lo slogan poetico di una coscienza in rivolta, ma è l'ultima parola del pensiero scientifico della nostra epoca.

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