lunedì 21 marzo 2011

Le armi della pace



I buoni samaritani del pianeta stanno difendendo la pace e i diritti umani: la Francia con i Mirage e Rafale, la RAF con il Tornado GR4, gli Stati Uniti con centinaia di missili cruise lanciati da due cacciatorpediniere e tre sommergibili, oltre a bombe sganciate dai bombardieri B2 stealth che hanno volato dalla base di Whiteman, nel Missouri, per colpire aeroporti libici. Gli F15 e 16 sono poi un classico. Poi ci sono i piloti italiani che dichiarano che non hanno sganciato bombe. Noi non c’entriamo mai un cazzo, sono gli altri che c’entrano noi.

L'ammiraglio Michael Mullen, presidente del Joint Chiefs of Staff e principale consigliere militare di Obama, è la nuova star delle reti televisive americane. Ieri su Fox News ha confermato che gli attacchi aerei e missilistici sono andati ben al di là di quelli “necessari” per la realizzazione di una no-flight zone. “Abbiamo colpito un sacco di obiettivi", ha dichiarato il pacifista made in Onu, "soprattutto la linea di comando e controllo e la difesa aerea libica, ma in realtà abbiamo attaccato anche alcune delle forze sul terreno in prossimità di Bengasi". Tutto questo per impedire a Gheddafi di "macellare i suoi cittadini".

John Wayne ha aggiunto che gli attacchi aerei sarebbero rivolti non solo contro obiettivi militari ma anche verso le linee di approvvigionamento di Gheddafi. Questo significa che tutte le risorse economiche della Libia, con l'eccezione dell'industria petrolifera, che le potenze imperialiste sperano di spartirsi intatte, sono probabili bersagli per bombe e missili.

Sincero democratico e pacifista tutto d’un pezzo come il suo padrone, Mullen ha negato che l'attacco fosse finalizzato all’assassinio di Gheddafi e della sua famiglia. Ma visto che c’erano gli hanno raso al suolo la residenza. Come giusto 25 anni fa, il 24 marzo del 1986.

L'Unione africana, che raggruppa 53 paesi del continente, compresa la Libia, ha condannato pubblicamente in una riunione del suo gruppo a Nouakchott, la capitale della Mauritania, l’aggressione atlantica alla Libia. Tre dei membri della Unione,  Sud Africa, Nigeria e Gabon, avevano votato a favore della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che ha dato il via libera per l'attacco.

Ci sono gravi divisioni tra le grandi potenze, come dimostra l’astensione della Germania al voto Consiglio di sicurezza dell'ONU, insieme a Russia, Cina, Brasile e India. Anche la Norvegia si sta tirando indietro (non ha bisogno di petrolio) e l’Italia fa baruffa con la Francia per questioni di etichetta. Finirà male.

Carta di Laura Canali tratta da Limes 6/2008

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