mercoledì 19 gennaio 2011

No upgrade, please


«Elaborare una teologia per il nostro tempo, che risponda alle attese del mondo, che ne assuma il linguaggio e le aspirazioni: è l'incombenza abitualmente assegnata a quanti fanno di professione il teologo.
[…] La teologia fissa lo sguardo sulle cose invisibili, e perciò la sua materia, a cominciare dalla Trinità, rappresenta la realtà più concreta che si possa immaginare. Secondo quanto dichiara Paolo:  "Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne" (2 Corinzi, 4, 18) per cui non hanno bisogno di aggiornarsi (Quelli che riflettono sull'invisibile, di Inos Biffi, L'Osservatore Romano - 19 gennaio 2011)».

Le possibilità dell’assurdo sono inesauribili, tuttavia non esiste nessuna giustificazione per spingere le persone a credere tutte nelle stesse assurdità se non la volontà di asservirle.  E chi meglio dei briganti che dominano la società ha interesse al mantenimento e diffusione di queste assurdità organizzate che sono chiamate religioni?
La chiesa cattolica, per esempio, sa bene che le chiese sono vuote e i confessionali deserti, l’eucaristia è diventata un optional e il matrimonio semplicemente un atto civile; ma sa anche che nei santuari c’è ressa di chi cerca nell’invisibile qualcosa in cui credere e sperare: ecco uno dei due motivi principali per i quali la fabbricazione di beatitudini e santini procede con ritmi stacanovisti. Cos’altro aspettarsi da una società che produce cancro e sindromi psicosomatiche, paure spettacolari e coazione al consumo, dove l’unico visibile ammesso è quello mediatico? Non resta altro che asservirsi a Dio, lasciando il diritto alle anime di fango dei commedianti di far parlare il suo fantasma. E fondamentalmente senza alcun bisogno di aggiornarlo!

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