lunedì 31 gennaio 2011

La scienza marxista e i suoi patetici becchini



Il pensiero borghese, non potendo combinare in modo soddisfacente l’esigenza di un’ampia sintesi di "ordine filosofico" e una visione generale del mondo con l’assimilazione della molteplicità materiale e storica dei fenomeni ideologici, compito questo irrisolvibile sul terreno dell’idealismo, ha trovato un escamotage, al solito più furbo che intelligente, per uscire vittorioso da questa impasse.
I teorici della borghesia morente, negando di essere il prodotto dell’ordine economico e sociale capitalistico, quindi il fatto che la loro coscienza individuale, al pari di quella di tutti gli altri, diventa tale soltanto realizzandosi nelle forme ideologiche di un dato ambiente sociale, e approfittando della caduta dei sistemi sociali a matrice staliniana e maoista, hanno dichiarato la fine di tutte le ideologie.
Sedativo definitivo, negatività storicizzata, essi hanno ovviamente di mira soprattutto il marxismo, temendo il comunismo come uno spettro che, come sappiamo, non ha mai smesso di aggirarsi, non solo in Europa, ma nel mondo intero. La scienza marxista delle ideologie ha posto in chiaro la totale realtà oggettiva di tutta la creazione ideologica, perciò sappiamo bene che la reazione borghese contro il marxismo sarà tanto più dura quanto più si approfondirà la crisi economica e andranno a pallino le misure anticicliche, ossia tanto più diviene palese il fallimento di un capitalismo “dal volto umano” e il discredito per l’ideologia di accompagnamento.
Sia ben chiaro che il marxismo non è morto, per la semplice ragione che esso rappresenta la critica scientifica (non meramente etica, come si dà ad intendere) più rigorosa e pregnante dell’esistente. È il materialismo storico che concettualizza la categoria di formazione economico sociale, la struttura dinamica dei rapporti organicamente legati ed in continua interazione sulla base di un dato modo di produzione e secondo leggi specifiche; ed è sempre Marx a rilevare la natura e i meccanismi di sfruttamento della forza-lavoro, ad enunciare la legge fondamentale dell’accumulazione capitalistica che sola spiega le cause prime delle crisi. Il marxismo rappresenta quindi il fondamento epistemologico di qualunque movimento non velleitario, autenticamente rivoluzionario e alternativo al sistema.

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