martedì 7 dicembre 2010

Il fallimento del "mercato" (e dei mercanti)



L'America svende la sua storia. La Grande Liquidazione parte da Filadelfia, la città della Costituzione, la capitale dei Padri fondatori. Migliaia e migliaia di tesori, quadri, documenti altrove introvabili, manufatti custoditi da tre secoli e messi all'asta come oggetti preziosissimi, per carità, ma anche qualunque: come se la patina della storia e dell'orgoglio nazionale non avessero un prezzo impagabile. E invece no: c'è un prezzo anche per questo. Anzi. C'è perfino una cifra da raggiungere: 5.8 milioni di dollari. Vale tutto. Lo spartivento col cavallo al galoppo degli indiani, 20mila dollari, il ritratto che Thomas Kully realizzò del presidente Andrew Jaksonson, 80.500 dollari....

Filadelfia vende la sua storia e l'America si indigna. Ma c'è poco da gridare allo scandalo. La vera tragedia è quelle dei musei di tutti gli States, dalla Pennsylvania in giù, costretti alla svendita come un normalissimo supermercato. Per sopravvivere. Per non morire. Per non venire strangolati dai debiti e dai lavori in corso. La recessione ha chiuso i cordoni pubblici, i privati sono rimasti con le mani in tasca (La Repubblica).
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Tutti a casa: precari e interinali. Il conto alla rovescia è cominciato: a gennaio 2011 un esercito di lavoratori della pubblica amministrazione rischia di perdere il posto. Almeno 3.250 secondo i calcoli della Nidil Cgil, tra Inps, Viminale e Inpdap. Sul tavolo degli imputati, la manovra di bilancio approvata a luglio scorso (decreto 78/2010), che taglia del 50% la spesa per lavoro temporaneo nelle amministrazioni dello Stato, anche a ordinamento autonomo e nelle università. A rischio sono dunque tutti i contratti di somministrazione (cioè gli ex interinali), a tempo determinato, co. co. co., formazione lavoro e lavoro accessorio (La Repubblica).
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«Marchionne: "Uscire da Confindustria? E' un dettaglio, abbiamo diversi piani B"».


«Berlusconi studia un piano B. “Altro premier Pdl e io ministro”».

Sì, fare come Putin, trovarsi un pet de lapin (direbbero i francesi).

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