domenica 10 ottobre 2010

Verso la guerra


Il Fondo monetario internazionale (e la Banca Mondiale) ha chiuso il suo tradizionale incontro autunnale con un nulla di fatto in merito alla guerra strisciante delle valute; un po’ alla volta la stampa sta scoprendo che siamo giunti ad “una incipiente guerra de divisas  que puede derivar en una guerra comercial -como ya sucedió en los años treinta del siglo pasado” (El Pais). Questo è il dato di fatto sicuro, nonostante le parole rassicuranti del direttore generale del Fondo, il francese Dominique Strauss-Kahn (probabile candidato “socialista” contro Sarkozy).
Qualche giorno fa lo stesso Strauss-Kahn  aveva detto a Le Monde:
«Nous avons vu des informations selon lesquelles certains pays émergents dont les économies sont confrontées à de grandes entrées de capitaux disent que peut-être il est temps d'utiliser leur monnaie pour essayer de gagner un avantage, particulièrement dans le domaine commercial».
Come ho già illustrato nei post precedenti [qui] e [qui], la Federal Reserve aumenta la liquidità a bassi tassi d’interesse per indebolire il dollaro e rendere le merci Usa concorrenziali e quelle straniere più care. Ma Giappone, Brasile, Corea del Sud, Malesia, Tailandia, Filippine e altri paesi hanno attuato misure simili, come pure i controlli sui capitali o semplicemente hanno aumentato il livello d’intervento diretto sul mercato dei cambi (Giappone, p. es.) per evitare che le loro valute si apprezzassero e quindi per mantenere le esportazioni.
Strauss-Kahn ha sollecitato i paesi a fare marcia indietro ed evitare l'emergere di una “guerra delle monete”. Ai giornalisti, ha sottolineato che “la cooperazione è la soluzione, la soluzione non può mai essere nazionale quando ci sono tensioni come queste”.
“De momento, solo palabras", chiude secco il giornale spagnolo.
Questa situazione denuncia il fatto che non siamo in presenza di una crisi congiunturale, come ancor oggi si va ripetendo pur affermando che essa sarà lunga, ma va sottolineato piuttosto che si è aperto un quadro economico per molti aspetti inedito rispetto a quello che ha segnato il lungo periodo seguito dopo la fine della II Guerra mondiale.
Non bisogna dimenticare che sulla scia della Grande Depressione, la legge Smoot-Hawley, approvato dal Congresso degli Stati Uniti nel giugno 1930 per imporre una serie di barriere tariffarie è stata di fatto considerata come una delle cause principali della spirale verso l’impasse del commercio mondiale 1929-1932 e la divisione del mondo in blocchi commerciali antagonisti, portando alla fine alla guerra mondiale. Questo almeno dal lato commerciale, poiché, come ho tentato di evidenziare in passato in questo blog, le cause strutturali della crisi economica non riguardano semplicemente lo stato di salute dei regolatori di scambio e di quelli della finanza.
La conferma che non si tratti di semplici fantasie di un minuscolo blogger ci viene dal fatto che due settimane fa il Washington Post, per la penna del commentatore economico Robert Samuelson, ha invocato una nuova legge Smoot-Hawley per far fronte alla guerra commerciale contro la Cina. Dieci giorni più tardi un altro commentatore, Martin Wolf, sul Financial Times, ha posto in evidenza le conseguenze della mancanza cooperazione economica, e ha scritto chiaro che è venuto il tempo per una guerra monetaria contro la Cina in quanto non vi sarebbe, di contro, "alcuna alternativa". Insomma, ciò che era impensabile ieri, si palesa come necessario oggi.
L’aumento parossistico delle tensioni economiche su scala globale ha scatenato una chiamata presso l'Institute of International Finance (IFF), che rappresenta oltre 400 delle principali banche del mondo e istituzioni finanziarie, per stabilire un patto per una nuova moneta (o paniere di monete) internazionale. Ciò verrà discusso tra i paesi leader a livello mondiale nell’incontro del G20 in programma a Seoul, il mese prossimo. Staremo a vedere, ma non facciamoci la benché minima illusione.

1 commento:

  1. Questo sito è davvero ben fatto e concordo su molte delle riflessioni che fai. Da poco ho organizzato un incontro a Bologna con imprenditori della zona per parlare di questi argomenti, ed ho scoperto che solo in pochi conoscono queste realtà economiche/politiche.
    Bisogna far circolare maggiore informazione vera. Quindi continua così!
    Fabrizio Cotza
    http://www.fabrizio-cotza.blogspot.com

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