lunedì 25 ottobre 2010

Rotamiamo i bugiardi



In Italia, nel 2009, la Fiat ha prodotto 653.706 automobili su un totale di 1.246.810 prodotti dall’intero gruppo multinazionale. Non conteggiando gli autoveicoli Iveco\Astra e simili. Perciò un 53% circa del totale Fiat, di cui il 40% è stato prodotto per l’esportazione.
Di tutta la produzione italiana (oltre il 50 % del totale) la Fiat non ricaverà, nel 2010 , per quanto riguarda la produzione auto in Italia, nemmeno un euro di “utile” dei due miliardi previsti globalmente. Questo a sentire il filosofo italo-elvetico-canadese. Un’azienda messa così male, che cioè non produce utili per oltre la metà del suo fatturato auto, è chiaro che bisogna commissariarla, licenziarne l’A.D. responsabile di tale disastrosa gestione a discapito degli azionisti, citandolo per il risarcimento dei danni (*).
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Naturalmente l’intervistatore non ha alcuna responsabilità in questo gratuito show di menzogne. Tiene famiglia.
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Le chiacchiere stanno a zero: su internet è scaricabile la Relazione finanziaria annuale 2009 [qui].
Vediamo i dati a pagina 22:
I ricavi totali del settore auto rappresentano il 56,2% [perciò non è vero quello che si legge in   questo articolo], quello per le macchine agricole e le costruzioni il 20,1, per i veicoli industriali il 14,2, componenti 8,5, altri l’1 per cento.

dipendenti nel mondo: Italia 42,3%; resto dell’Europa 42,1; Nord America 5,9; Mercosur 22,3; resto del mondo 5,4.
Ricavi per area di destinazione: Italia 25,4%; resto dell’Europa 35,3; Nord America 10; Mercosur 19,6; resto del mondo 9,7.
Stabilimenti: Italia 64; resto dell’Europa 57; Nord America 16; Mercosur 27; resto del mondo 24.
Centri ricerca e sviluppo: Italia 48; resto dell’Europa 33; Nord America 15; Mercosur 10; resto del mondo 11.
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Insomma, sul piano commerciale, della produzione, della ricerca, sembra proprio che l’Italia nel gruppo Fiat non giochi un ruolo marginale. Inoltre, secondo i documenti Fiat, l'azienda con il Piano Strategico denominato “Fabbrica Italia” sarebbe intenzionata ad incrementare l’impegno per il rafforzamento della sua presenza industriale nel Paese. E allora perché Marchionne ha ventilato la possibilità che Fiat molli l’Italia? Perché la strategia è un’altra: quella dell’internazionalizzazione e dell’abbandono progressivo delle produzioni dall’Italia, soprattutto di quelle a più alto contenuto di manodopera. Sempre nella Relazione si legge:
L’accordo raggiunto a luglio con Guangzhou Automobile Group è mirato a costituire una joint venture paritetica in Cina che, a partire dalla metà del 2011, produrrà motori e autovetture destinati al mercato locale. L’impianto avrà a regime una capacità produttiva di 140 mila vetture e 220 mila motori l’anno.
La lettera d’intenti, firmata nel febbraio 2010 con il costruttore russo Sollers, segna una svolta nella presenza della Fiat su quel mercato, uno tra i più promettenti. Questa partnership ci permetterà di costruire in Russia fino a 500.000 veicoli l’anno entro il 2016 e di vendere nove nuovi modelli, sei dei quali nasceranno proprio dalla piattaforma Fiat-Chrysler. Questa operazione rappresenta un ulteriore riconoscimento del livello tecnologico raggiunto dalla nostra Azienda. Si tratta di un grande passo avanti per il Gruppo Fiat, in grado di proiettarci nel giro di qualche anno al secondo posto tra i costruttori presenti in Russia.

Diversamente non si spiegherebbe lo scontro in atto con la Fiom, per esempio, con il taglio di 10 minuti di pausa a fronte delle due settimane di cassa integrazione al mese.  La Fiat vuole lo scontro, perché in realtà vuole chiudere alcune produzioni adossandone la responsabilità agli operai.

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(*) In realtà gli azionisti Fiat non possono lamentarsi, anche se i conti Fiat sono in rosso. Infatti nella Relazione semestrale 2010 si legge: L’Assemblea degli Azionisti di Fiat S.p.A., svoltasi a Torino il 26 marzo, ha approvato il bilancio dell’esercizio 2009 e la distribuzione agli azionisti di un dividendo lordo di 0,17 euro per azione ordinaria, 0,31 euro per azione privilegiata e 0,325 euro per azione di risparmio, che è stato messo in pagamento a partire dal 22 aprile. In totale, il dividendo complessivo ammonta a 243,7 milioni di euro (237,1 milioni di euro escludendo le azioni proprie detenute).

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