giovedì 23 settembre 2010

Ultime news dal conflitto d'interessi


Si è concluso alle Nazioni Unite il Millennium Development Goals, ovvero il "vertice sulla povertà", nel corso del quale è emerso come la risposta delle grandi potenze capitaliste alla fame, miseria e sfruttamento delle aree più povere del mondo sia, ancora una volta, fallita, così come, a fronte della peggiore crisi economica dal 1930, gli intendimenti siano quelli di aumentare gli attacchi contro i posti di lavoro, gli standard di vita e condizioni sociali dei lavoratori, mentre si palesa sempre più la tendenza verso il militarismo e le spese per armamenti.
L'incontro ha visto la presenza di numerosi capi di stato per annunciare il loro platonico impegno, lo stesso adottato da un vertice analogo esattamente dieci anni fa. Nessuno infatti di tali obbiettivi dal 2000 ad oggi è stato lontanamente raggiunto per quanto riguarda la povertà estrema, la fame, la salute infantile e materna.
La propaganda mediatica, non ultima quella italiana, ha sottolineato entusiasta che le persone che soffrono la fame più cronica sono scese sotto il miliardo. La realtà è molto diversa da quella annunciata trionfalmente dalla disonestà di questi “giornalisti”: mentre 830 milioni di persone vivevano sull'orlo della fame quando gli obiettivi sono stati adottati un decennio fa, questo numero è salito a oltre 1 miliardo durante le non infrequenti crisi alimentari e rimane attestato a 915 milioni. Secondo la Banca mondiale, 980 milioni di persone sono costrette oggi a vivere con meno di un dollaro al giorno, solo leggermente inferiore al dato 1.250 milioni registrato nel 1990. Ma bisogna tener conto che sono passati vent’anni e della forte svalutazione del biglietto verde!
L'ONU ha approvato una "Dichiarazione del Millennio" ove proclama che “la sfida centrale che dobbiamo affrontare oggi è quella di garantire che la globalizzazione diventi una forza positiva per tutti i popoli del mondo”.
Il decennio intercorso si è fatto beffe di questa affermazione, che, fin dall'inizio si è rivelata solo un ottimo pretesto per lo sfruttamento finanziario dei paesi più oppressi. L’integrazione economica globale, pur rendendo possibile una crescita enorme della tecnologia, della produzione e della comunicazione, è stata totalmente subordinata ai profitti delle banche e delle corporazioni con l'accumulo di oscene quantità di ricchezza a vantaggio di una piccola aristocrazia finanziaria.
Per le masse più povere del mondo, miliardi di persone, la globalizzazione capitalista ha comportato una serie di catastrofi e di crescenti disuguaglianze sociali. La globalizzazione dell'agricoltura capitalista, per esempio, legata alla vendita all'ingrosso, alle privatizzazioni e speculazioni internazionali delle materie prime, ha prodotto una crisi alimentare nel periodo 2007-2008 che ha immerso centinaia di milioni di persone in uno stato di vera insufficienza alimentare. Secondo la Banca mondiale, ulteriori 50 milioni di persone sono state messe in queste condizioni nel 2009, e altro 64 milioni sono attese a condividere la stessa sorte nel 2010.
Dopo un intero decennio, 9.2 milioni di bambini continuano a non vivere oltre il loro quinto compleanno, soprattutto a causa della malnutrizione e delle malattie prevenibili. Analogamente, l’impegno di ridurre la mortalità materna del 75% è stato frantumato dalla realtà di mezzo milione di donne che muoiono ogni anno per complicazioni della gravidanza e del parto. L'Onu aveva promesso di fermare la diffusione dell'Aids, ma dopo un decennio, solo un terzo dei 33,2 milioni di persone infettate dal virus sono in grado di ottenere il trattamento, mentre i finanziamenti sono stati tagliati, come nel caso delle nazioni europee che stanno dando per l’Aids 623.000.000 $ in meno rispetto all'anno precedente.
Martedì scorso l’arrogante cancelliere tedesco Angela Merkel ha respinto gli impegni assunti nel 2000: "La comunità internazionale si è data obiettivi reali 10 anni fa," ha detto, "purtroppo oggi dobbiamo riconoscere che probabilmente non siamo in grado di raggiungere tali obiettivi”, cui ha fatto seguito l’accusa ai paesi più poveri per il mancato raggiungimento di tali obiettivi, avvertendoli che "l'aiuto allo sviluppo non può continuare indefinitamente."
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama il giorno dopo ha sviluppato temi simili, dichiarando che gli aiuti degli Stati Uniti, solo lo 0,22 per cento del reddito nazionale della media dei 7 paesi più ricchi, sono subordinati alla "strategia di sicurezza nazionale". Obama ha cinicamente esortato i delegati delle Nazioni Unite a muoversi “oltre il vecchio dibattito su quanti soldi che spendiamo”. Il nuovo approccio proclamato dal presidente degli Stati Uniti consiste nel dirigere gli aiuti ai paesi poveri che si prestano senza riserve al predominio del capitale finanziario americano. Infatti, ha sottolineato che è intenzione della sua amministrazione di “cambiare il nostro modo di fare business” (“changing the way we do business”) in relazione agli aiuti internazionali. “Per troppo tempo abbiamo misurato i nostri sforzi per la quantità di soldi che abbiamo speso”, ha detto. Egli ha sostenuto inoltre come le nazioni povere dovrebbero creare "situazioni locali attraenti per gli investimenti" (“create business environments that are attractive to investment”) e di "incoraggiare l'imprenditoria", per liberare il "cambiamento", quindi sconfiggere la corruzione.
In altre parole, la ricetta di Obama per la povertà globale, cioè per le regioni storicamente più oppresse e saccheggiate del globo, è una dose ancor più massiccia di libero e incondizionato sfruttamento capitalistico, cioè di quella stessa tossina che tanta parte ha nelle cause del cosiddetto sottosviluppo.
Quanto alla corruzione, l’intero pianeta sta soffrendo le conseguenze delle azioni criminali degli speculatori finanziari di Wall Street e delle altre piazze affaristiche. Gli speculatori americani sono stati aiutati e incoraggiati, con denaro pubblico, per la somma di oltre 12.000 miliardi dollari da parte delle amministrazioni Bush e Obama. Un solo esempio della speculazione che Obama si guarda bene dal denunciare: l’Africa sub-sahariana riceve circa $ 10 miliardi di dollari in aiuti per anno, mentre paga più di $ 14 miliardi nel pagamento dei debiti verso le banche di Wall Street e la City di Londra.
Obama dovrebbe guardare il luridume in casa sua prima d’impartire lezioni d’igiene ad altri.

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